Tuscany Trail 2018, day#2: da Vinci a Sambuca
Buongiorno da Vinci, piccolo borgo fiorentino a ridosso della vasta area del Chianti che ha dato i natali a Leonardo. Infatti proprio nella frazione di Anchiano, sita nella zona alta del borgo, c’è la casa dove nacque il genio universale.
Stamattina l’intenzione è quella di partire quanto prima possibile, per sfruttare al massimo le ore di luce, ma soprattutto perchè la mattina c’è più fresco, si è maggiormente lucidi e riposati (manco avessi dormito in albergo), quindi si riesce a percorrere molto di più stancandosi meno.
Preparare la bici, smontando la tenda, sistemando il sacco a pelo e mettendo a posto le borse, toglie davvero tantissimo tempo. Infatti pure alzandomi alle 5, solo alle 6 riesco a mettermi in viaggio.
In una silenziosa Vinci, si passa accanto al Museo di Leonardo, dopodichè inizia la lunga salita che in circa 5km porta ad un dislivello di quasi 400 m.
La salita alterna sterrato pietroso e qualche tratto in asfalto, laddove c’è la casa natale di Leonardo. Avrei voluto visitarla ma sono appena le 6.30 ed è ovviamente chiusa. Il panorama intorno è stupendo e pian piano si colora delle luci dell’alba.
Una volta raggiunta quota 400m si continua su sterrato e lunghi tratti di pietraio, si riesce a pedalare in salita e a scendere molto lentamente in una discesa molto tecnica, di quelle che alla fine ti lasciano mani e braccia doloranti per i continui sobbalzi.
Alla fine della lunga discesa c’è la città di Comeana, perfetta per la sosta colazione e per ricaricare le borracce ad un distributore d’acqua comunale.
Intanto gli altri ciclisti (e ne sentirò parlare per almeno un altro giorno) raccontano di quella signora che la sera prima, sulla salita di Vinci, ha preparato in casa la pasta per almeno 15 persone accampate sotto l’androne di una chiesa.
Ora non resta che l’ingresso nella città fiorentina, che si presenta con un lungo tratto pianeggiante che inizia dopo la città di Signa e giunge a Firenze dopo 15 km di lungo Arno. Alla fine di questa ciclabile del fiume, che ricorda un po’ la stessa che introduce a Lucca, si entra nel parco delle Cascine.
E’ domenica mattina e Firenze è colma di turisti e gente locale che approfitta per correre e andare in bici nel parco. Alla fontana c’è un vecchietto di Portici che insieme ad una fiorentina (una signora non la bistecca!) discutono sul fatto che lì le persone sono poco socievoli. Sinceramente in tutto il Tuscany Trail ho notato tutt’altro, ma assecondo e vado avanti.
La mia unica volta a Firenze è stata 29 anni fa e quindi la ricordavo poco se non niente, soprattutto non la ricordavo così bella. Prima di affrontare le colline del Chianti, mi sono trattenuto per quattro ore nel capoluogo toscano. Tenendo ponte Vecchio come riferimento della traccia, ho deviato visitando tutto il centro storico, le piazze, i ponti, salendo anche al piazzale Michelangelo.
Per quattro ore sono stato cicloturista di questa fantastica città, dannandomi solo di non poter entrare nei musei e nelle chiese. Nel mio girovagare ho beccato più volte anche il cameraman del Tuscany Trail con il quale ci siamo divertiti a fare qualche ripresa.
Alle 14 sotto un sole pazzesco prosegue il viaggio, decidendo di mangiare al successivo paese di Bagno a Ripoli, appena qualche km dopo Firenze.
Invece il passaggio per la cittadina è solo limitrofo e non trovo nulla dove fermarmi a mangiare. Col senno di poi sarei tornato indietro verso Firenze per mangiare, prima di affrontare quello che a mia insaputa, sarebbe stato uno dei più infernali tratti del Tuscany Trail, insieme a Radicofani e l’Argentario.
E invece quindi nessun pasto, ma si sale Bagno a Ripoli, dove inizia la zona del Chianti. Lungo la prima salita siamo in almeno cinque e di quelli, solo una coppia di ragazzi, lui in mtb e lei in ebike, incontrerò più volte nei prossimi tragici 45km. Sì proprio 45, quelli che separano l’ultimo bar visto a Firenze col successivo visto al piccolo borgo de Il Ferrone. Nel mezzo nulla, tranne che boschi, sassi, animali selvatici, cascine di campagna per lo più chiuse e tante salite dove nella maggior parte bisogna scendere e spingere a piedi.
Dopo circa 5km da Bagno a Ripoli, la traccia porta al sottopassaggio dell’autostrada, in un punto dove c’è un grosso autogrill che va dall’uno all’altro senso di marcia. Arrivo lì con acqua ormai diventata calda, senza cibo e una fame che inizia a farsi sentire. Tornare indietro significa buttare via i km percorsi e ripetere la salita appena finita, restare lì fermo serve a poco, soprattutto sotto quel sole, mentre andare avanti significherebbe tentare la fortuna di trovare a breve qualcosa da mangiare e bere lungo il percorso. Ma la traccia non mostra paesi e psicologicamente si crolla di brutto fino a delirare. Perché la domenica non stare a casa sul divano come tutto il resto del mondo?
L’unica alternativa, non bella, anzi assolutamente da non fare, è l’autogrill. Quindi lascio la bici lungo il sentiero legata con la catena ad un albero e passo in uno stretto passaggio della rete che separa il sentiero dall’area di servizio autostradale. Fortunatamente c’è il piccolo market del benzinaio proprio lì a 20 metri da dove sono passato e riesco a comprare da bere e da mangiare. Una vera e propria salvezza dettata da una situazione estrema in cui spero di non trovarmi più, ma le esperienze servono soprattutto a questo.
Più avanti completo il tutto grazie ad una gentile famiglia che abita a ridosso di un bosco dove inizia la salita più dura. La signora, alle prese con la brace, mi offre una manciata di ciliege e una mela, anticipandomi che da lì in poi non avrei trovato più nulla.
Il seguito è tutta la natura che anticipa la zona del Chianti…una salita di 250 di dislivello in poco più di 3km, poi leggera discesa e seguono altri 150m di dislivello. Altra discesa con successiva salita, di solo 1 km ma di pendenza assurda e infine l’ultima discesa che finisce finalmente sull’asfalto, laddove inizia il Il Ferrone e dove il bar del paese sembra quasi un miraggio.
In quel posto tantissimi partecipanti stremati, qualcuno parla di abbandonare tutto se dovesse essere così fino a Capalbio. Arriva anche Andrea Borchi, organizzatore del Tuscany Trail, che tra una chiacchierata e un selfie, mi dice che non bisogna preoccuparsi perché da lì in poi sarà meno faticoso e che il giorno seguente avremmo trovato le famose “strade bianche” dell’Eroica al posto dei pietrai di quel pazzesco pomeriggio sulle montagne del Chianti.
Da Capalbio intanto arrivano notizie sui primi ciclisti giunti all’arrivo dopo poco più di 30 ore di pedalata, una pazzia agli occhi nostri che non siamo nemmeno a metà trail e che allo stesso tempo abbiamo senz’altro dato un senso ben diverso a quell’evento. Purtroppo arrivano anche le brutte notizie di un partecipante in fin di vita dopo un brutto e sfortunato incindente avvenuto il giorno prima. (RiP).
Finita la sosta si riparte e l’obiettivo San Gimignano a quasi 50km non è più considerato. Da lì al paese del Chianti ci sono almeno due grosse e lunghe salite, sarà già tanto se si riesce a superare almeno una, per giungere al tramonto nella città di Sambuca, dove si spera ci sia un posto per mangiare e soprattutto accamparsi.
E quindi a testa bassa si continua, 12km di salita alternati a brevi discese, si è di nuovo in alto a 450m slm, il punto più alto della tappa di oggi.
Attorno il paesaggio è un infinito susseguirsi di vigneti, che a perdita d’occhio coprono le colline, sulle quali c’è quasi sempre una grande cascina agricola.
Lungo la salita conosco altre persone, con una stringo amicizia e lo convinco a raggiungere Sambuca dove finalmente potremo fermarci per la notte. Si pedala insieme, allo stesso ritmo ormai blando e stanco, condividendo pensieri e “bestemmie” di quella giornata assurda. Lungo il percorso becchiamo un gruppo allegro di ragazzi spagnoli, che sembrano divertirsi come i matti su quelle colline. Anche loro stanchi, ma ridono e urlano impazziti, rendendo il tutto più semplice anche per noi.
Mi offrono delle noccioline senza che chiedessi loro nulla. E’ la cosa più bella e particolare di queste avventure, perché gente che non hai mai visto e che sai che non vedrai più, in quel momento si comporta molto meglio di tanta altra gente che vedi quotidianamente da decenni. Sono situazioni di grande umanità e condivisione che fanno venir fuori il meglio delle persone.
E quindi così, continuando a sudare, urlando e ridendo tra le colline del Chianti sulle quali inizia a tramontare il sole, arriviamo a Sambuca. Un paese piccolo e per lo più industriale.
Prima un campo sportivo con un bar e un ristorante, che saltiamo senza pensarci troppo, poi un altro ristorante in una curva dove ci sono tante altre bici ferme…vedere tanti ciclisti fuori ad un ristorante è come vedere i camionisti, sei sicuro che si mangerà bene!
Degli spagnoli nessuna traccia, ma io e l’amico degli ultimi km troviamo posto ad un tavolo accanto ad altri due, un ragazzo e una donna, anche loro si sono conosciuti lungo il percorso. Mangio uno spettacolare piatto di pappardelle al cinghiale, un’insalatona mista coi legumi e una birra, infine fragole e gelato a limone…mi sento rinascere, ma dove si dormirà dopo?
All’altro salta in mente la strana idea di chiedere al titolare del ristorante se ci permette di dormire nella veranda esterna…a me sembra una pazzia e mi aspetto già la risposta del tizio, ma in questi casi meglio fare squadra e sperare che quell’utopia diventi realtà.
Dopo mezz’ora di trattative, lui e la donna tornano col sorriso sulle labbra…si dormirà lì, al riparo e col sacco a pelo, ci resta solo aspettare con pazienza che tutti i clienti vadano via.
Con questo finale inatteso si chiude la seconda e più difficile tappa di tutto il mio Tuscany Trail, lungo i sentieri del Chianti…mi aspetta ancora Siena, la val d’Orcia e la Maremma prima dell’arrivo sul mare.