Route 66 – Verso la California, da Kingman a Los Angeles
Ultima tappa della mia Route 66, da Kingman a Los Angeles, più di 400 miglia intense di emozioni tra Arizona e California. Da Kingman si seguono le indicazioni per la Route 66 che a McConnico si discosta dall’interstate per procedere in quella che è la Oatman Road, la perla di questa ultima tappa. Si tratta di una strada lunga circa 50 miglia che conduce fino a Topock costeggiando le Black Mountains.
La prima sosta da effettuare è quella a Cool Springs, dove c’è un negozietto di gift legato ad una vecchia Oil Mobil tutta in pietra e molto curata. Entrate e parlate col titolare, una persona divertentissima che vi racconterà tanti aneddoti sulla R66.
Lasciata la stazione di benzina comincia la strada col limite a 20miglia/h. Una lunga serie di tornanti conduce attraverso paesaggi stupendi che si distendono fino a valle. Non ci sono strutture che dividono la strada dal ciglio, che va fin giu la vallata e la guida procede tra meraviglia e tanta ma tanta attenzione a non finire giu!
Ricorda tantissimo la strada percorsa da Saetta McQueen e Sally Carrera nel film Cars della Pixar e non a caso Lasseter si è proprio ispirato a quella zona.
I tornanti terminano su al Sitgreaves Pass, dove è possibile parcheggiare. Da lì la vista è eccezionale. Davanti ai vostri occhi un paesaggio a 180° con Arizona, California e Nevada, il tutto immerso in un silenzio surreale. Tante piccole croci lungo il dirupo e anche qualche cabriolet fracassata…sperando sia caduta vuota!
Si riparte lungo la stretta strada che ora procede in discesa, fino a raggiungere dopo poche miglia la cittadina di Oatman. Qui due passi a piedi sono obbligatori tra i negozietti in stile western e gli asinelli che abbondano lungo la strada. Oatman è una di quelle città della Route 66 dove si viaggia un po’ nel passato e si prova a intuire cosa sia stata quell’epoca della corsa all’oro, delle miniere, degli sceriffi. Guardando e fantasticando.
Dopo Oatman si prosegue verso Topock, quindi il confine con la California. L’ultimo confine del viaggio e la scritta “Welcome to California” sul cartello stradale ha senz’altro il suo effetto emozionale sul viaggiatore europeo, che già pensa alle grandi spiagge e le alte palme. Ma non è così, manca ancora tanto alla costa del Pacifico.
Dopo qualche ora di viaggio tra rocce e montagne, che tutto fanno pensare tranne a quella California di surfisti e signorine sui roller, si giunge a Barstow. Qui una deviazione di poche miglia è altamente consigliata. In direzione nord c’è la cittadina di Calico, una ghost town che alla fine del XIX secolo fu importante per la sua miniera di argento. L’annuncio che siete arrivati ve lo darà già da lontano la scritta “CALICO” sulla collina.
Le “attrazioni” chiudono intorno alle 5 del pomeriggio, ma la cittadina è sempre visitabile, anzi dopo quell’ora in cui vanno via molti visitatori, sembra ancora più suggestiva. Quando si colora delle luci del tramonto e si veste davvero da città fantasma, lasciando ascoltare soltanto il fruscio del vento.
Lasciata Calico basta un’ora di viaggio per ritrovarsi alle porte di Los Angeles, annunciata da San Bernardino dove c’è il secondo Wigwam motel (dopo quello di Holbrook in Arizona) e il primo McDonald’s. Infatti proprio lungo la Route 66, negli anni 40 i fratelli McDonald aprirono lo “speedee service”, un chiosco divenuto il padre di un’infinita serie di fast food. Ora c’è un Historic McDonald’s museum e un punto vendita della catena Juan Pollo.
L’impatto con la trafficatissima Los Angeles dopo migliaia di miglia, in cui spesso non si vede un auto per tanto tempo, è qualcosa difficile da spiegare. Di sera sembra un lungo fiume di luci in movimento che sfilano lungo le innumerevoli corsie delle highways.
Dopo San Bernardino, la Route 66 attraversa Pasadena, Hollywood e Beverly Hills. Sembra di essere stati catapultati nel set di un film.
Los Angeles mostra subito la sua immensa differenza con altre grandi città statunitensi. Gli spazi qui sono vastissimi e spostarsi in auto da una parte all’altra è un obbligo. Non c’è un vero e proprio centro come la midtown di Manhattan per NYC o il cosiddetto loop per Chicago, perché si tratta di tante realtà una diversa dall’altra e nessuna “secondaria” all’altra.
Superata anche Beverly Hills, Santa Monica boulevard conduce fin sulla costa al cospetto dell’oceano Pacifico. Il profumo del mare è fortissimo e inebria i sensi. Nell’aria c’è la salsedine che manca da settimane a chi ha percorso la Strada Madre.
Un cartello al pier di Santa Monica annuncia che qui termina la Route 66, un’emozione che alterna la felicità di averla percorsa tutta e la tristezza che sia tutto finito. Un luogo dove sedersi qualche minuto, davanti all’infinità dell’oceano, per lasciarsi catturare dai luoghi, dai paesaggi, dalle tante miglia percorse e chiudere tutto a chiave nel cassetto dei ricordi.