Ride for Children day8: Lago di Viverone – Aosta
Altra notte fresca in cui il sacco a pelo ha fatto la sua onesta figura. Mi alzo abbastanza presto e lungo il lago di Viverone c’è un’aria frizzantina che lascia poco pensare al fatto che l’indomani inizi luglio.
Il gestore del villaggio La Rocca mi aspetta davanti alla zona d’ingresso, mi chiede se ho dormito bene e mi invita ad accomodarmi. Dopo un po’ mi offre una colazione abbondante e iniziamo a parlare del mio viaggio, della zona intorno al lago, della costa vesuviana e della salita verso il Gran San Bernardo, che lui spesso ha percorso in auto e quindi riesce a passarmi tante info utili.
Mi scatta anche una foto, che poi ho ritrovato sul profilo social del camping. Nonostante il numero infinito di zanzare e i servizi in fase di manutenzione, conserverò un bel ricordo di questo camping condotto da persone gentili, dove il tempo sembra essersi fermato agli anni 70/80. Uno stop venuto fuori quasi per caso nella pianificazione del viaggio, è risultato uno dei più interessanti e suggestivi.
Ultimo colpo di cortesia prima della partenza, è stato indicarmi la strada lungo il lago per arrivare sulla strada principale, evitando quindi di dover salire lungo la strada dalla pendenza assurda dove ero sceso il giorno prima.
Coi pensieri felici, misti a quelli ansiosi per la tappa dell’indomani, inizio a pedalare verso le Alpi, che subito si presentano all’orizzonte dopo pochi km.
Giungo ad Ivrea, una città dalla quale mi aspetto poco, perché non me l’avevano descritta bene. Ma forse meglio così, perché entrato nel centro storico vengo letteralmente folgorato dalla sua bellezza. Un misto di storia, cura ed ovviamente natura, grazie a tanto verde e al fiume Dora Baltea che mi si presenta proprio lì per accompagnarmi fino ad Aosta.
Pedalo lungo via Palestro che taglia in due il centro storico, fermandomi di tanto in tanto ad osservare meglio edifici e scorci. Arrivo fin su al termine della strada e quindi ad una vasta rotonda dove prendo la direzione verso Aosta.
D’ora in poi sembrerà di pedalare in paradiso. La strada, parallelamente al fiume, sembra infilarsi tra le alte montagne. La Dora Baltea non sarà sempre visibile ma ne sentirò sempre il suono dell’acqua che con incessanti rapide, si fa spazio nella vallata. Ogni tanto il fiume compare alla mia sinistra e regala cartoline indimenticabili.
Il tempo non è dei migliori. C’è un debole sole e nubi scure all’orizzonte che spesso nascondono la vetta delle montagne, facendole immaginare più alte di quello che già sono.
Sto pedalando da circa 40km quando davanti a me si presenta il confine tra Piemonte e Valle d’Aosta. Un momento unico ed emozionante, ma l’emozione sarà un sentimento che si ripeterà spesso d’ora in avanti. Emozionante perché innanzitutto in Valle d’Aosta non ci sono mai stato, poi è l’ultimo confine tra le regioni italiane attraversate nell’intero viaggio e infine mi guardo dietro e penso di essere arrivato fin qui solo con la forza delle mie gambe, provando una sensazione bellissima che solo chi viaggia in bici o a piedi può capire. Una sensazione forte che penso sia dovuta principalmente al fatto di essere partito da casa e non da un qualsiasi altro posto, come mi era successo in viaggi precedenti. Una mattina scendi, chiudi il portone alle tue spalle, davanti hai il Vesuvio e dopo circa una settimana ti trovi ai piedi delle Alpi…è qualcosa di meraviglioso.
Resto fermo almeno dieci minuti davanti a quel cartello, pensando queste cose e ammirando tutto ciò che mi circonda, perché ora le montagne non sono più solo davanti a me, ma ne sono circondato.
La prima città della Valle d’Aosta è Pont St Martin. E’ una delle città principali di questa zona, per estensione e storia. Un luogo importante di quella che fu per gli antichi romani la strada delle Gallie e successivamente la via Francigena, che di fatto sto seguendo in questa tappa ma non in modo preciso perché non voglio stancarmi in vista del passo alpino e quindi mi va benissimo continuare lungo la strada principale.
Poco dopo mi ritrovo al borgo di Donnas, dove vale la pena attraversare la zona antica, la quale termina proprio sui resti dell’antica strada delle Gallie. Non è una zona vasta ma molto particolare e una sosta ci sta benissimo. Pochi km dopo c’è sulla mia destra il forte di Bard, arroccato su un’alta zona rocciosa. Non lo visito perché la situazione meteorologica non mi convince, ma intuisco subito che non sarebbe stato un problema, perché c’è un parcheggio multipiano con ascensori che portano fin sopra al castello.
Le intuizioni pero’ erano corrette, perché comincia a piovigginare e il cielo grigio non fa pensare a miglioramenti immediati, anzi.
Decido di proseguire, sono a poco più di metà mattinata e se dovessi arrivare inzuppato al camping che ho selezionato alle porte di Aosta, avrò tutto il tempo di lavare me e gli indumenti.
La pioggia non diventa acquazzone, ma è sottile e fitta. Quella che quando ti va negli occhi controvento pizzica come se ti avessero lanciato gli spilli in faccia. La cosa positiva è che fa fresco quindi posso indossare la mantella impermeabile senza sudare. Quella ancora più positiva è che dopo pochi km la pioggia termina ed esce un piacevole sole.
Il sole arriva nei dintorni di Montjovet, quando dopo aver attraversato il piccolo borgo si inizia a salire. Una salita breve ma incisiva e un po’ inaspettata, che prima mostra da un lato una vista sulla centrale idroelettrica sulle sponde della Dorea Baltea e poi si fa spazio tra due costoni di montagna come un serpente.
Con questa salita si passa dai 350 ai quasi 600 metri slm e considerando che più o meno quella è la quota di Aosta, significa non dover più salire, almeno per oggi. Infatti il resto è tutta leggerissima discesa, lungo una strada in cui si vede qualche auto in più, segno che non sono molto lontano da Aosta. Mancano infatti quasi 30km al camping che si trova a Quart, una zona vicina all’aeroporto.
Gli ultimi paesi prima di Aosta si susseguono veloci, intorno a me lo spettacolo delle alte montagne che circondano la valle. La strada inizia ad allargarsi e diventano frequenti fabbriche e qualche centro commerciale. Non mi accorgo dell’ingresso camping alla mia destra e continuo dritto finché mi rendo conto che sto quasi per entrare ad Aosta. Tornare indietro sullo stesso lato della strada non è il massimo della sicurezza perché qui la statale è a scorrimento veloce e non c’è tanto spazio laterale, ma passare all’altra corsia significa poi attraversare nuovamente nel punto dove si trova il camping.
Intanto sovviene anche il dubbio se va bene il camping o sarebbe meglio dormire in B&B ad Aosta centro, così da visitare la città fino a sera, dormire più comodo e velocizzare la partenza l’indomani, non dovendo smontare tenda e accessori. Do un’occhiata al sito booking e non c’è molta scelta. Aosta è quasi tutta occupata e quei pochi posti liberi sono ampiamente fuori budget, ma del resto non potevo aspettarmi diversamente in una città dove una piazzola per la tenda costa quanto una camera di un B&B altrove.
Quindi vanificata ogni soluzione di scelta, ritorno indietro di quel km che avevo percorso in più, stando attento a non farmi investire dalle auto.
Arrivo al Lazy Bee e resto abbastanza contento del posto. C’è un ampio ristorante/pizzeria dopo l’ingresso e la struttura è ben tenuta. La zona bagni e lavanderia è più pulita di casa mia ed è completamente coperta e chiusa.
E’ l’orario di pranzo e approfitto del ristorante per mangiare una pinza accompagnata da una birra fredda alla spina. Il sapore conferma l’aspetto interessante e riesce a soddisfare l’appetito.
Il sole continua ad esserci, anche se grossi nuvoloni passano spesso infrangendosi sulle vette di quelle alte montagne che ad occhio e croce dovrebbero appartenere al parco nazionale del Gran Paradiso, almeno quelle che ho sulla testa guardandole dal camping.
Dopo aver lavato e steso qualche indumento, passo il pomeriggio nel riposo più completo della tenda, che pur stando sotto al sole è rinfrescata da un costante venticello fresco che passa attraverso le prese d’aria. Approfitto per attivare l’opzione svizzera sulla rete dello smartphone, che mi servirà l’indomani a partire dal confine sul passo e poi a studiarmi per l’ennesima volta la strada che dovrò fare.
Le previsioni meteorologiche non sono per niente favorevoli, ma a partire da metà mattinata il tempo dovrebbe migliorare, quindi se così fosse dovrei beccare pioggia solo nei primi km di salita. Su in cima la temperatura è molto bassa ma se c’è il sole sono ben equipaggiato. Nell’incertezza si resta un altro giorno ad Aosta, dato che fortunatamente sono perfettamente in linea con la tabella di marcia e ho disponibili ancora alcuni giorni di backup per non perdere l’aereo di rientro dal Lussemburgo.
Intanto almeno per stasera il tempo non sembra fare sconti e il vento è sempre più insistente, cosi’ come la temperatura, che è scesa abbastanza per dover indossare qualcosa sulla t-shirt. Preferisco non muovermi dal camping e optare per una pinza in serata, cambierò gusto per variare!
Non so se il giovedì sera c’è una particolare abitudine ad un uscire e cenare fuori casa in Valle d’Aosta, ma sicuramente vale per questa serva dato che il ristorante è strapieno di famiglie. Alla fine riescono a darmi posto con un tavolo esterno, che per poco non mi ritrovo in tenda, ma l’importante è riuscire a mangiare.
Dopo cena una serie di coincidenze e di azioni intraprese qualche minuto prima e non dopo, riescono a mettere in salvo molte cose importanti del viaggio e del suo proseguimento. Il tempo peggiora e vado subito ai bagni per ritornare in tenda e restarci fino a domattina. Dato che l’edificio dei servizi igienici è sotto terra, non riesco a percepire dall’interno cosa stia succedendo fuori e fortunatamente esco in tempo per arrivare alla tenda e chiudermi dentro prima che il vento faccia volare tutto.
Inizia a piovere abbastanza e ricordo di avere fuori i vari caricabatterie di gopro e powerbank attaccati alle colonnine della corrente. C’è una copertura in plastica ma serve a poco considerando cosa sta per accadere. Esco tra la pioggia e riesco letteralmente a strappare tutto e buttarlo in tenda, stessa cosa con qualche indumento che ancora era steso. Resta sotto la pioggia solo la bici con i borselli sulla forcella, ma sono chiusi, dovrebbero essere impermeabili e in ogni caso all’interno non c’è nulla che possa rovinarsi con l’acqua. A poche decine di metri da me ci sono solo due camper nelle loro rispettive piazzole e anche lì tutto è stato portato dentro.
Nella tenda distribuisco tutte le borse lungo il perimetro, così che insieme al mio corpo tutto possa fare peso per contrastare il vento forte. Pongo tutta l’attrezzatura elettronica/elettrica all’interno delle sacche impermeabili e quest’ultime all’interno dei borsoni posteriori, così che se dovesse andar male e sono costretto a uscire, non si bagnerà nulla di tutto quanto è più a rischio. Intanto la pioggia diventa grandine e il vento sembra aver la forza di alzare la tenda con me all’interno. Mi sto letteralmente sbiancando dalla paura, non solo perché sono in una tenda sotto ad un forte temporale, ma ho qualche reminiscenza di temporali in montagna e so che non si scherza, soprattutto se sei un terrone che vive sul mare e non sei abituato a quei posti. E poi c’è il punto interrogativo della tenda. Nell’acquistarla sono stato attento a tutte le caratteristiche, ma tra quello che scrivono e quello che poi è nella pratica, ce ne passa.
Il picco del temporale di questo mix vento-grandine-pioggia dura circa un quarto d’ora ma mi è sembrato infinito. Se mi fossi trattenuto ai bagni avrei trovato tutto chissà dove. E’ quasi mezzanotte quando il vento perde forza e resta solo una costante pioggia fitta, ma il peggio è sicuramente passato, sperando non si ripresenti nel corso della notte. La tenda ha resistito perfettamente al vento e continua a non lasciar passare nemmeno una goccia d’acqua. Un motivo di grande orgoglio, pensando a quanto tempo ho speso nella scelta, da persona assolutamente ignorante in materia.
Alla fine la stanchezza prende il sopravvento e con la ninna nanna della pioggia alpina che continua a battere sulla tenda, mi addormento ai piedi delle Alpi.
Dati tecnici di tappa
- Distanza: 84,88km
- Dislivello: 663m
- Tempo di pedalata: 4h 20′
- Velocità media: 19,6 km/h