Ride for Children day6: Reggio Emilia – Pavia
Mi sveglio presto e riposato, nessun crampo notturno, nessun dolore muscolare…si può ripartire. La tappa di oggi mi porterà a Pavia dove ho già adocchiato un camping appena fuori città.
Colazione abbondante e la giornata inizia laddove l’avevo terminata il giorno prima, cioè sulla statale della via Emilia, in direzione Parma.
Qualche breve tratto di ciclabile, ma tenuta male rispetto a quella più vicina alla città di Reggio Emilia.
Dopo un po’ mi ritrovo ad entrare in quel di Parma e avverto i primi sintomi di fame, per questo mi fermo e appoggio la bici ad un palo fuori ad un bar lungo la strada principale di accesso al centro città.
Un signore mi guarda durante tutta la “manovra” e poi punta al foglio davanti alla bici cercando di capire cosa sto facendo, da dove vengo e dove sto andando.
Si alza dalla sedia e va alla porta gridando al barista “qua c’è uno che sta andando in Lussemburgo con una bici!”. Vengo circondato da baristi e da qualche cliente del bar palesemente abituale, visto che sembra stia a casa sua.
Sembrano quasi più felici di me per quello che sto facendo e mentre mi chiedono quante più cose possibili, il tizio che mi ha visto per primo dice al barista di prepararmi una colazione abbondante, ma il barista preferisce che sia il bar stesso ad offrirmela. Ringrazio e dico che un cornetto e un succo di frutta vanno più che bene.
Si crea un clima allegro grazie a queste persone assolutamente amichevoli ed estroverse. Direi che la giornata è iniziata benissimo e con il clima giusto.
Clima che però non è molto giusto per quanto riguarda le previsioni meteo. La giornata è abbastanza nuvolosa ed è prevista pioggia, ma lamentarsi di nuvole e pioggia dopo una giornata in cui il sole è stato il principale nemico sa un po’ di assurdo. Eppure in questi giorni ho imparato che nonostante razionalmente sia meglio pedalare al fresco, sembra di sentirsi di miglior umore e volontà quando c’è il sole e un bel cielo azzurro, pur sentendo caldo e sudando maggiormente.
In questa tappa inizio ad utilizzare anche un po’ di più il drone che difatti avevo usato poco o niente nelle tappe precedenti. Ne sono abbastanza dispiaciuto perché in alcuni posti sarebbe stata davvero suggestiva qualche inquadratura dall’alto. Però i troppi km per tappa non vanno molto d’accordo con la raccolta di materiale foto e video, perché anche una semplice ripresa ad un campo di girasoli, come sto facendo poco prima di Parma, toglie un bel po’ di tempo.
La via Emilia taglia in due anche la città di Parma, facendo apprezzare l’arteria principale del centro storico e passando a pochi passi da cattedrale e battistero, fino a ritrovarsi al piazzale Santa Croce, che in effetti simboleggia il termine del centro storico cittadino. Sulla destra c’è tutta la zona Ducale col relativo parco.
Uscendo da Parma è come se la tappa si dividesse in due obiettivi, il primo quello di raggiungere Piacenza che dista circa 60km e può essere un’ottima sosta per il pranzo, il secondo è quello di giungere a Pavia dopo ulteriori 50km. L’intero percorso è pianeggiante come quello del giorno precedente e con la giusta frequenza di pedalata può rivelarsi paradossalmente riposante. Ciò non toglie che sono in ogni caso circa 145km totali e quindi una delle tappe più lunghe del viaggio.
Nella tappa precedente non avevo dato troppo peso alla mancanza del mare, ma in questa si sente eccome. La costa adriatica è stata anche una sorta di compagnia essendo molto frequentata in questo periodo dell’anno, cosa che non avviene nell’entroterra dove spesso anche il passaggio nei borghi avviene totalmente in solitaria. Di positivo c’è che si riescono a percorrere molti più km in meno tempo perché le ciclabili affollate della costa rendevano l’andatura molto più lenta.
Intanto attraverso Fidenza, dal centro molto bello e tranquillo, dove approfitto per la solita sosta-fruttivendolo. I piccoli rivenditori sono di massima utilità perché si riesce ad acquistare qualcosa velocemente e senza avere difficoltà, a differenza dei supermercati dove entrare con la bici e fare la spesa diventa molto impegnativo. Anche perché la bici così carica va obbligatoriamente tenuta con due mani e lasciarla fuori sarebbe un bel problema per i bagagli, facilmente accessibili a eventuali malintenzionati.
Dopo Fidenza ritrovo Fiorenzuola d’Arda. Pochissima gente a quell’ora e quei pochi sono principalmente in bici. Inizio a trovare anche qualche fontana per poter cambiare spesso l’acqua nella borraccia e tenerla sempre fresca.
Uscendo da Fiorenzuola il tempo inizia a non promettere nulla di buono ed è prevista pioggia a Piacenza e dintorni nelle prossime ore.
Proprio sotto un bel tempo nuvoloso che inizia a lasciar cadere qualche goccia, mi ritrovo a Piacenza, annunciata da un cartello che ricorda come sia stata nominata tempo fa “città a sostegno dei bambini” con tanto di marchio UNICEF.
Pedalo lungo le strade del centro storico e giungo alla grande Piazza dei Cavalli, il cui nome è sicuramente comprensibile date le statue equestri presenti. Mi fermo vicino ai gradini del palazzo gotico sul lato della piazza e approfitto per capire un po’ meglio la questione pioggia. Su Piacenza da lì a breve porta temporale ma verso la Lombardia sembra non esserci alcun problema, anzi la direzione del maltempo è quella che porta verso gli Appennini quindi superata la provincia piacentina dovrei scamparmi l’acqua.
Intanto considerata la pioggerellina e l’orario, decido che è il momento di mangiare, magari in un luogo anche coperto. Vago per la città e finisco per trovare un piccolo ristorante dotato di una veranda esterna, utile a poter tener d’occhio la bici mentre mangio. Ordino un piatto abbondante di spaghetti al pomodoro e un’insalata col pollo.
Me la prendo anche comoda approfittando per pubblicare qualcosa sulle pagine social e una chiamata a casa.
La pioggia sembra costante ma da qui a chiamarla temporale ce ne vuole. Decido che si può partire alla volta di Pavia, così che in qualche ora possa raggiungere il camping e fare le cose con calma.
Da Piacenza a Pavia in bici ci sono diverse soluzioni, in base a cosa si vuole vedere e quanto tempo si ha a disposizione.
Si potrebbe intraprendere la via Francigena, seguire la ciclabile del fiume Po o andare per le strade principali aperte al traffico. Le prime due soluzioni quasi combaciano e sono le più lunghe, non tanto per l’andamento in bici ma chilometricamente, perché è come raddoppiare la lunghezza del percorso rispetto alle strade principali. Basta guardare quante curve ha il Po in questa zona per capire la motivazione.
Considerando il possibile aumento della pioggia scelgo la traccia stradale, ma allo stesso tempo voglio concedermi un pò di Francigena e lo farò poco prima di Pavia.
In un primo tratto di circa 25km mi muovo verso ovest raggiungendo il paese di Castel San Giovanni. Pedalo lungo la statale con tutte le problematiche e l’attenzione già note nel giorno prima.
Giunto a Castel San Giovanni cambio direzione e proseguo verso nord. Lascio ufficialmente la cara via Emilia, entusiasmante e pericolosa amica di questi due giorni di pedalate e dall’Emilia Romagna passo in Lombardia, sesta regione di Ride for Children in sei giorni. Il confine è su un lungo ponte che passa sul fiume Po e fortunatamente c’è un passaggio pedonale ai lati del ponte abbastanza largo per permettere almeno ad una bici di passare, perché attraversarlo lungo la corsia dove passano le auto sarebbe stata una pazzia, dato che ogni singola corsia viene completamente occupata in larghezza da ogni camion che ci passa e in onestà ho visto più camion che auto.
Il ponte è abbastanza alto e passarci seduto su una bici sembra quasi di essere seduto sulla ringhiera. Ma vado abbastanza veloce sperando che tutte le piastrelle di cemento che compongono il pavimento siano intere.
Ma nonostante i tanti camion e quel passaggio un pò stretto e mal tenuto, quello che mi sconvolge di più è lo stato di secca del fiume Po. Ok i fiumiciattoli visti sulla via Emilia, ok anche qualche fiume affluente più grande, ma vedere il Po così in secca e addirittura attraversabile a piedi in alcuni punti, è a dir poco spaventoso ed è inutile dire che effettivamente c’è qualcosa che non sta andando per il verso giusto.
Dopo il ponte c’è un altro accesso alla Francigena, ma continuo lungo la strada fino a trovare una piacevole ciclabile divisa dalla strada principale grazie ad una striscia di prato. Mi fermo anche qui per una ripresa aerea, ma dura poco perché alcuni uccelli sembrano non essere d’accordo e non vorrei ritrovarmi a cercare nell’erba alta il drone una volta caduto. Allo stesso tempo mi rendo conto che il porta controller montato sul manubrio è stata un’ottima scelta e permette di controllare il drone anche durante la pedalata. Ovvio non puoi farci riprese particolari però quanto meno può essere utile a non doverlo tenere in mano e ad avere un minimo di controllo mentre si pedala.
Con la fase pomeridiana arriva un bel sole piacevole. Anche perché ora sono lontano da grandi centri abitati e dalla zona industriale molto fitta prima del confine regionale, quindi anche l’aria che si respira è migliore.
Punto verso il borgo di Santa Cristina, dopo il quale mi muovo nuovamente verso ovest, stessa direzione in cui si trova Pavia. Qui mi ritrovo sulla Francigena che spesso incontro fino alle porte della città.
L’orario di ingresso a Pavia è perfetto, il clima anche. C’è il sole ma non fa caldo e attraverso la bellissima città lombarda che non avevo mai visitato. Il centro storico è frenetico e frequentato. I bar hanno la maggior parte dei tavolini occupati da persone alle prese con i primi aperitivi serali.
Vorrei girovagare di più ma preferisco iniziare a dirigermi verso il camping che si trova subito dopo il centro, sul fiume Ticino. Così da poter montare la tenda e fare una doccia, anche perché dovrei incontrarmi con un amico di mio padre che ha piacere di conoscermi e sapere di più sul mio viaggio.
Arrivato al camping Ticino sembra non esserci nessuno all’accettazione e mi guardo intorno finché non capisco che c’è un ulteriore spazio più interno alla casetta d’accoglienza. Fornisco i documenti e pago la cifra di 14€ compreso il servizio bagni e la corrente elettrica. Il camping è dotato anche di una piscina inclusa nel prezzo.
C’è pochissima gente e la maggior parte delle piazzole sono libere. Mi posiziono in una di quelle proposte dal proprietario e monto la tenda che da due giorni era chiusa nel sacchetto, poi piscina, doccia e tante zanzare, quindi subito repellente.
Sono pronto in tempo per vedermi con Mino che viene a conoscermi di persona al camping. Con lui trascorro tutta la sera e mi fa da Cicerone lungo le strade del centro di Pavia, che merita davvero come avevo immaginato passandoci poco prima in bici.
Belle le piazze, la sede universitaria, la stuatua di Minerva che è posta con le spalle verso Milano per antichi dissapori, il particolare ponte coperto sul Ticino con l’omonimo borgo dall’altra parte del fiume. Del resto il Ticino è il primo fiume che vedo non in evidente secca, anche se l’acqua è sicuramente sotto il livello atteso.
Dopo la piacevole serata in compagnia, torno al camping e mi appresto a trascorrere la quarta notte in tenda dopo il break delle due notti a letto. Nella piazzola accanto alla mia c’è un altro cicloviaggiatore probabilmente del nord Europa.
Faccio in tempo a ritirarmi in tenda, perché dopo pochi minuti inizia a piovere copiosamente. Per la mia naturehike è il primo test di impermeabilità e sembra superarlo alla grande.
Dati tecnici di tappa
- Distanza: 145km
- Dislivello: 279m
- Tempo di pedalata: 6h 45′
- Velocità media: 21,4 km/h