Ride for Children day5: Rimini – Reggio Emilia
Eccomi nel giorno della lunga tappa che mi porterà quasi all’altro estremo dell’Emilia Romagna. Sarà un inizio improvvisato perché la scelta di dormire da Domenico Sprovieri, cicloviaggiatore conosciuto sui social, è arrivata negli ultimi giorni e quindi i primi km fino a Cesena non li ho pianificati in termini di strade da percorrere. Bisogna per oggi dimenticare l’immagine dell’Emilia Romagna sulla cartina italiana, perché il solo pensiero di quanto sia estesa e di doverla quasi percorrere tutta, mette i brividi.
Allo stesso tempo penso che mi è già capitato una volta di pedalare per 200km, qualche mese prima nella scorsa randonnee di Napoli e se da un lato questo mi da coraggio che posso riuscirci ancora, dall’altro penso che non sarà la stessa cosa perché quelle sono strade che conosco, queste no. Però nella randonnee c’erano diverse salite da affrontare, lungo la via Emilia di salite manco l’ombra, ma manco l’ombra non solo per le salite, anche per l’ombra vera e propria, quella che ripara dal sole in una giornata che si preannuncia caldissima come avvisano tg, previsioni meteo e giornali, in un luogo come quello dove quando c’è caldo umido non ha niente da invidiare al caldo del mio sud, dove l’umidità è nettamente inferiore e c’è la brezza piacevole che viene dal mare.
Questi i pensieri che per ore si sono ingarbugliati tipo centrifuga nella mia mente, che da un lato cerca positività e dall’altro pensa che è in atto una pazzia che può costare cara all’intero viaggio.
Ma il dado è tratto e il modo per iniziare ad evitare il caldo, problema principale della giornata, è quello di partire all’alba così da aver percorso un bel po’ di km prima dell’arrivo dell’afa.
Infatti sono le 5.30 quando lascio la casa di Domenico in zona San Clemente, dopo che gentilmente mi ha fatto fare colazione e mi ha fornito qualcosa da portarmi dietro. Un altro caso di immensa umanità oltre a comprensione pratica del momento avendo lui stesso provato questo tipo di avventure.
L’obiettivo è quello di raggiungere la via Emilia e da lì proseguire sempre dritto fino a Reggio Emilia, attraversando tantissime note città di quella regione. Ma per farlo è necessario deviare prima verso la costa di Rimini e poi addentrarsi verso Cesena, perché tra San Clemente e Cesena c’è la montagna di San Marino che va assolutamente evitata.
Scendo verso la costa godendo di questi primi colori dell’alba. L’aria è addirittura fresca a quell’ora del mattino ed è quasi impensabile che dopo possa accendersi l’altoforno.
A Rimini pedalo lungo la SS16 fino a superare l’aeroporto, per poi deviare sulla SS9 in direzione Sant’Arcangelo di Romagna, che difatti rappresenta l’inizio della via Emilia Levante. Inutile dire che pedalare lungo quelle statali dove le auto ti sfrecciano affianco non è il massimo della tranquillità, ma non ho molta scelta e non devo pensarci troppo visto che trascorrerò l’intero giorno lungo una strada statale.
So che alimentazione e tanti liquidi saranno importanti, soprattutto con questo caldo, quindi già dopo un’ora di pedalata inizio a mangiare qualcosa di leggero. Poi mi fermo ad un bar poco prima di Cesena, faccio colazione con cornetto e caffè e compro qualche pacchetto di frutta secca. Il barista mi riempe anche le due borracce con acqua fresca e riparto.
A quell’ora fuori al bar alcuni vecchietti decidono che con quel caldo umido è meglio mettersi seduti dentro dove sono accesi i condizionatori. Fanno caso alla bici del nomade col Vesuvio sulla bandiera tricolore e mi fanno qualche domanda. Forse altrove, soprattutto dalla mie parti, qualche anziano mi avrebbe fatto la predica sul caldo, le auto, la strada, ma non in Romagna. Mi danno carica e a modo loro mi dicono che tutto andrà benone fino a Reggio Emilia, per la quale mancano ancora più di 150km.
Entro nel centro di Cesena pedalando lentamente, apprezzando la città a quell’ora del mattino. C’è gente per strada, molti palesemente si dirigono a lavoro, considerando anche l’orario.
Queste città lungo la via Emilia fino a Bologna esclusa, sono per me nuove non essendoci mai stato.
Anche a Forlimpopoli e Forlì il centro storico è molto frequentato, soprattutto grazie alla presenza di qualche mercatino nelle rispettive piazze. Non è un caso che ad un certo punto sono costretto a spingere la bici a mano per il traffico pedonale. Avrei potuto deviare evitando il centro, ma la bellezza della via Emilia sta proprio nel fatto che attraversa il centro di ogni città e si riesce così ad avere un assaggio di tutte le città che oltrepassa. Nel suo piccolo sembra una Route66 italiana!
Sono circa le 9 quando mi ritrovo alla fine del centro di Forlì, davanti a Porta Schiavonia, che rappresenta quel che resta delle antiche porte della città. Foto ricordo e controllo il gps, ho già percorso quasi 80km. Ne restano ancora più di 100, ma sono pur sempre le 9 del mattino e ho un bel po’ di ore a disposizione per proseguire con tutta la calma necessaria.
Tralasciando qualche piccolo centro abitato rappresentato da non oltre dieci case, la città successiva è Faenza, annunciata dalla porta delle Chiavi. Anche questa porta è l’unica ancora presente per quella città e il nome è dovuto alle chiavi donate al Papa Pio IX nel 1857.
Proprio mentre mi fermo a guardare questo luogo che rappresenta l’ingresso al centro storico, noto sulla mia destra una panetteria che sembra rinomata per le sue focacce. Mi lascio convincere dal cartello in vetrina ed entro. La signora molto cordiale mi racconta il perché della bontà di questa focaccia, che sembra provenire da un paese vicino e mi fa accomodare all’esterno proprio a due passi dalla porta. In effetti la focaccia è molto buona anche se a dirla tutta, il prezzo è un po’ alto, x ma ripagato da un po’ di info locali della signora. Mi spiega infatti che a Faenza ogni mese di giugno, si tiene il Palio dei Rioni, conclusosi proprio il giorno prima ed è per questo che il centro storico è ancora così addobbato in stile medievale.
L’ingresso nel centro storico con questi drappi un po’ ovunque, sa quasi di trionfale, come se stessi vivendo in un tempo passato ed è molto bello da vedere ogni angolo allestito per l’occasione.
Passo sull’ennesimo ponte di questa mattina e noto l’ennesimo fiume completamente in secca.
Pochi minuti dopo c’è Castel Bolognese, che fa da punto centrale tra Faenza ed Imola. Di bolognese al momento c’è solo il nome perché per Bologna manca ancora un bel pò e sono nella provincia di Ravenna.
Alle 10.30 faccio il mio ingresso ad Imola. Il caldo ora è notevole e si fa sentire abbastanza, soprattutto l’umidità che si traduce in sudore ovunque. Fontane nemmeno a pagarle e sfrutto qualsiasi bar per riempire la borraccia non appena si svuota o diventa calda, cioè praticamente subito. Una borraccia la uso per bere mentre l’altra per buttarmi acqua in testa e combattere la calura.
Inutile dire che anche Imola ha un bellissimo centro storico, ma forse quello che più mi fa piacere è lasciare per qualche minuto la statale dove in questo tratto non ha un minimo di spazio fuori la carreggiata e sono costretto a pedalare condividendo la corsia con camion e auto.
Prima di lasciare Imola e la Romagna, mi fermo qualche minuto all’ombra di un albero dove c’è un fruttivendolo. Mangio una pesca e una banana, poi riparto.
Nonostante il caldo mi sento bene, nessun avvertimento di fame o sete e le gambe vanno che un piacere, platealmente abituate a quello che fanno da cinque giorni per gran parte della giornata.
Eccolo il fiume Sillaro, ovviamente anche quello in secca, che segna il confine naturale tra Emilia e Romagna. Castel San Pietro Terme rappresenta la prima città emiliana di questa tappa e l’annuncio di Bologna che ora dista poco meno di 20km.
Un piacere immenso vedere il cartello della città bolognese sul ponte del torrente Savena, dove dovrebbero esserci delle piccole cascate ma in verità ci sono solo pietre e piante.
Sono le 12.30 e decido di mangiare qualcosa perché una volta entrato nel centro di Bologna troverò sicuramente più caos. Mi fermo ad una piadineria fuori città, per far fuori anche la prima birra del giorno. Dopo 140km ci sta tutta e scarico così anche tutta la concentrazione di quelle sette ore a sperare che nessun camion mi facesse fuori o nel migliore dei casi, mi facesse cadere in un canale.
Dopo la piadina mi godo il centro di Bologna avvolto nel calore assurdo di questa mattina di fine giugno. Mi ero posto come obiettivo di ritrovarmi a Bologna per l’orario di pranzo e l’ho centrato in pieno senza fretta, oltre ad aver anche già pranzato. Approfitto per una diretta video sui gradini della Fontana del Nettuno e interagiscono in tanti, così come tanti sono i messaggi ricevuti.
Ora mancano “solo” settanta km per Reggio Emilia e almeno la metà di questi saranno pedalati nella bolgia di caldo delle prime ore pomeridiane, solitamente sono sempre le peggiori dell’intera giornata. Pagherei per un po’ di pioggia o quanto meno un bel cielo nuvoloso, ma l’azzurro offuscato dal caldo umido lascia presagire tuttaltro.
Esco da Bologna passando Porta San Felice e dopo un po’ ritrovo la statale che sembra ancora più stretta del solito. L’obiettivo ora è pedalare per 20km e raggiungere Castelfranco Emilia dove incontrerò mio cugino e sarò in compagnia fino a fine tappa. Concludere così una tappa del genere vale oro.
Il treno che porta mio cugino e la sua bici a Castelfranco arriva puntuale. Mangiamo un po’ di frutta, qualche litro di sali minerali, riempiamo le borracce e partiamo alla volta di Reggio Emilia.
L’ingresso a Modena termina la statale, che complice l’orario pomeridiano era diventata meno affollata. A Modena la via Emilia passa per il centro come nelle altre città, ma dopo la piazza principale prosegue in linea curva verso sud fino a Rubiera. Per provare a tagliare il percorso lungo altre strade del centro, perdiamo per un po’ l’orientamento che poi ritroviamo fuori città dando un’occhiata a google maps.
Il caldo persiste soprattutto quando si sta in periferia, dove le campagne diventano una caldera. Poco prima di Rubiera l’acqua nelle borracce è quasi finita e quel che resta è calda che ci si potrebbe cuocere la pasta.
Sono zone della periferia ed è tutto chiuso. Continuare senza acqua per altri 20km non è una scelta sensata con quel caldo, anche perché io sono al sole da circa 9 ore e mio cugino si è ritrovato inconsapevolmente in un inferno di inizio estate.
La fortuna in questi casi diventa la soluzione a tutto. Ad un angolo di strada un tizio sta maneggiando la serranda di un negozio e mi fermo per chiedere se c’è qualche bar nelle vicinanze dove poter comprare acqua. Senza farsi ripetere di nuovo la domanda, apre il negozio che in realtà è un’edicola ed esce con una bottiglia grande d’acqua fresca tirata fuori da quelle colonne frigo che si trovano spesso nei bar. Ci dice di bere piano perché è fredda e non vuole un cent.
Mio cugino felicissimo, io col sorriso di chi ormai è abituato a quei gesti di umanità da cinque giorni. C’è poco da capire e da pensare, è la forza della bici. Una bici con borse al seguito, in caso di supporto, è un lasciapassare in qualsiasi luogo.
Continuiamo alla ricerca della via Emilia, che ritroviamo dopo aver pedalato lungo le stradine infuocate di campagna, concedendoci anche un bagno quasi completo sotto al bocchettone di un grande annaffiatoio.
Pedalando lungo quelle strade capisco che in questa tappa non avrei avuto molte scelte tra percorrere la via Emilia in mezzo ai camion e fare zig-zag nelle campagne dove per molti tratti sarei stato solo e senza possibilità di aiuto; aspetto che con quel caldo sarebbe stato assolutamente da considerare.
La via Emilia nei pressi di Reggio Emilia è costeggiata dalla ciclabile, che in quegli ultimi 15km sembra non terminare mai. Poi finalmente accediamo al centro storico che conosco bene e terminato quello, sempre lungo la ciclabile, arriviamo a destinazione.
Quando mi fermo a pochi passi dal palazzo dove abita mio zio, guardo i km su strava. Sono quasi 212. Ci sono riuscito. Ho completato quella piccola impresa nell’impresa, che fino a stamattina pensavo fosse una pazzia. Probabilmente lo era davvero o forse non sappiamo davvero i nostri limiti finché non li mettiamo alla prova, scoprendo che vanno oltre qualsiasi nostro pensiero razionale.
La serata termina nel migliore dei modi con zii e cugini. Una ricca cena e un letto comodo per la seconda sera consecutiva, sono la vigilia della direzione nord, quella che mi porterà fino a destinazione tra più di 1000km
Dati tecnici di tappa
- Distanza: 211,80km
- Dislivello: 462m
- Tempo di pedalata: 9h 26′
- Velocità media: 22,4 km/h