Ride for Children day3: Pineto – Conero
Terzo giorno sui pedali per la tappa più dura psicologicamente parlando, ma anche quella della svolta.
Mi alzo abbastanza presto, senza sveglia perché tra galli e tacchini a pochi metri dalla tenda non serve. Manca ancora un po’ di dimestichezza e velocità nel preparare tutto, con qualche goccia d’acqua dal cielo che non è molto d’aiuto.
Alle 8 sono pronto, vado al lido del camping per cornetto e caffè e poi cerco il titolare per pagare il posto tenda che ho occupato. Poco più di 10€.
Sotto un cielo grigio topo inizia la pedalata lungo quest’ultima parte di costa abruzzese che in quel grigiore sembra più un quadro di fine estate che di inizio.
A parte qualche breve tratto, per il resto tutte ciclabili ben tenute. Prima Roseto degli Abruzzi, poi Giulianova, dove incontro un’amica del liceo col marito che si sono trasferiti qui da diversi anni.
Col passare delle ore il tempo migliora e qualche raggio di sole inizia a farsi vedere quando giungo ad Alba Adriatica. Col sole si riempie anche la ciclabile di persone che vanno in spiaggia e quindi sono obbligato a rallentare.
Sono già passate le 11 del mattino quando a Martinsicuro abbandono l’Abruzzo e attraversando il ponte sul Tronto mi ritrovo nella quarta regione del viaggio, le Marche. Tra le stradine di Porto d’Ascoli, zona sud di San Benedetto del Tronto, mi fermo ad un panificio per un veloce break al gusto di focaccia.
Non vorrei illudermi, ma sto iniziando a ritrovare l’appetito e questo pensiero mi fa stare decisamente meglio.
La costa di San Benedetto del Tronto, dopo ben 10km, lascia il posto a Grottammare, una località a me cara perché protagonista del mio primo mese come animatore turistico nella lontana estate 2000. La trovo totalmente cambiata in meglio. Il lungomare poco attrezzato di un tempo ha lasciato il posto ad un connubio di larghi marciapiedi e una pista ciclabile che la rendono molto bella, curata e anche più frequentata.
La ciclabile continua dopo la città lungo una pista divisa dal mare da una scogliera. Qui c’è anche il simbolo che rappresenta il passaggio del 43esimo parallelo nord, ma la cosa assurda è che l’ho saputo dopo esserci passato e non so come sia riuscito a non notarlo considerando che è ben visibile.
Dopo Grottammare eccomi a Cupra Marittima, sempre ciclabile, spiagge affollate, soprattutto le zone del lido adibite alla ristorazione dato l’orario di pranzo. Le nuvole del mattino sono un vecchio ricordo e il sole picchia forte, le strade sono quasi deserte in queste prime ore pomeridiane ed ecco che arriva il solito abbattimento morale del giorno. Sempre a quell’ora, come un appuntamento fisso che non capirò mai.
La cosa più logica sarebbe fermarsi in spiaggia, mangiare e godersi un po’ di riposo nelle ore più calde della giornata, ma nonostante ci siano solo 65km tra me e la zona del Conero dove vorrei arrivare oggi, mi sembra tanto e preferisco continuare per non arrivarci troppo tardi come successo il giorno prima.
Ma sono riflessioni poco lucide perché si tratta di distanze totalmente diverse e orari totalmente diversi, sono due ore abbondanti in anticipo rispetto alla tappa precedente e due ore sono quasi 40km di differenza.
L’assenza di lucidità non appena mi fermo mi porta anche a pensare cose assurde, tipo lasciar perdere e tornare a casa. Ironia del momento è anche il fatto che involontariamente sono seduto proprio di fronte alla stazione di Cupra Marittima.
Fortunatamente la voglia di riuscire nell’impresa prende il sopravvento e abbandono quel momento di brutti pensieri per ritornare sui pedali. Un viaggio in solitaria è anche questo, non è solo una lunga pedalata ma anche un incontro/scontro con se stessi, le proprie capacità e le proprie debolezze, che nel momento della stanchezza fisica e mentale possono prendere il sopravvento e vanno gestite.
Al termine di Cupra Marittima termina anche la strada lungo il litorale e devo immettermi sulla statale adriatica che a quell’ora è simile ad un altoforno. A parte le parentesi di Pedaso e Marina di Altidona, per 15 km pedalo lungo questo corso d’asfalto cocente fino a raggiungere Porto San Giorgio che a quell’ora pomeridiana è un deserto, poche anime per strada e per lo più nei pressi della spiaggia.
A questo punto decido che è il momento di fermarsi per mangiare qualcosa e nessun break veloce, serve una sosta rivitalizzante sia per lo stomaco che per la mente, ma soprattutto per acquisire un po’ di liquidi considerando quelli persi in sudore lungo la statale. Non fare quel tipo di sosta significherebbe ritrovarsi lo stomaco chiuso e non aver più voglia di alimentarsi, fino a perdere completamente forza. Un classico per chi percorre lunghe distanze e si alimenta poco.
Mi fermo al ristorante di un lido molto frequentato. Approfitto anche dei bagni e poi mi siedo al tavolo ordinando un’insalata caprese, una birra e una macedonia di frutta fresca.
La mozzarella nella caprese è ottima, sembra di essere a casa, mentre le birre diventano due, così come i piatti di frutta.
Dopo quest’ora di relax e di rifornimento posso ripartire nel migliore dei modi, anche perché la prima fase pomeridiana sta finendo e con essa anche il caldo.
Da qui alla zona del Conero, dove voglio concludere la tappa, mancano circa 40km, ma l’ultima parte è dapprima in salita e poi in discesa verso Portonovo.
Quella del Conero è una zona che mi ha tormentato in fase di preparazione del percorso, perché da un lato è infestata di salite e strappi notevoli, dall’altra evitare quelle salite significa perdersi la bellezza del posto e fare un giro immenso.
Per questo motivo ho diverse opzioni pronte in base a come mi sentirò di fare al momento.
Intanto un po’ di ciclabile prima a Lido di Fermo e poi a Porto Sant’Elpidio, alla fine della quale mi rimetto sulla strada principale che mi conduce a Civitanova Marche. Resto su quella strada che taglia in due il centro senza andare verso il lungomare come invece solitamente faccio da quando sono sulla costa.
E’ una strada che mi permette di andare ad una velocità maggiore rispetto al lungomare dove la ciclabile in questo tratto non è sempre presente, ma allo stesso tempo non è una strada ad alta velocità come una statale dove rischio di farmi investire.
A Porto Potenza mi fermo in un’area di servizio per riempire le borracce. Il barista dice che l’acqua non è potabile in zona, non so se sia vero o meno ma nel dubbio meglio comprare una bottiglia d’acqua.
Mi appoggio ai tavolini esterni per riempire le borracce dalla bottiglia e c’è un signore un po’ strano in viso che mi guarda per tutto il procedimento.
In questi casi preferisco rompere il ghiaccio e togliermi ogni dubbio. L’opzione sul discorso meteorologico funziona sempre, un po’ come nelle ascensori. Esordisco quindi con un “che caldo oggi!”.
Il tizio mi guarda e prima prova ad accennare un sorriso ma gli riesce male, poi conferma la calura e dice che in genere è più fresco da quelle parti. Il sole aspettava me a quanto pare…
Dopo il mio input meteorologico, finisce per chiedere lui qualcosa a me, “da dove vieni”, “dove vai”, etc. e dopo i miei dettagli, esclama qualcosa in dialetto locale che a sensazione sembra la stessa cosa che mi dicono da quando sono partito.
Intanto mentre spiego le motivazioni del mio viaggio a questa solitaria persona all’esterno del bar, le borracce sono riempite e posso proseguire. Lo saluto e mentre mi giro insieme alla bici per uscire dal gazebo del bar, mi sento dire “aspetta!”. Nella mia testa si attivano una miriade di strani e pericolosi pensieri. Cosa vorrà mai quel personaggio abbastanza strano da me?
Ma i pensieri si spengono del tutto quando vedo un braccio disteso con 10€ nella mano.
“Tieni, questo lo aggiungi al totale che raccoglierai”. Lo guardo e vorrei dire tante cose, ma l’unica cosa che mi esce da bocca è un “grazie”.
Da lì a breve mi ritrovo di nuovo sul mare in quel di Porto Recanati, un bellissimo luogo che sul finire delle ore pomeridiane è affollato di turisti e vacanzieri che si godono l’ombra dei piccoli palazzi che danno sul lungomare pedonale. Procedo lentamente in quel via vai di gente, immergendomi nella folla come se fosse una terapia alla malinconica solitudine pomeridiana.
Al termine di questo carino paese marchigiano, inizia una strada che procede lungo la costa che è un susseguirsi di lidi, ma non sempre c’è una ciclabile e il doppio senso delle auto la rende stretta per il passaggio bici, quindi serve fare attenzione. Sull’orizzonte c’è un promontorio…è il Conero, meta di oggi.
Mi fermo e do un’occhiata ai miei appunti per vedere quali campeggi avevo considerato in quella zona. Sto scartando l’idea di Portonovo. Non tanto per la salita che mi aspetta ora, che in ogni caso dovrei fare per proseguire il viaggio, ma quella di domattina per risalire da Portonovo alla strada principale, che potrei evitare se non dormissi laggiù.
C’è qualche campeggio tra Numana e Sirolo, i primi due paesi che si incontrano salendo il Conero e decido per il camping Reno perché non mi comporta grosse deviazioni rispetto alla strada principale ed è vicino al centro, dove posso acquistare da mangiare.
Imposto sul gps l’indirizzo del campeggio e ritorno a pedalare. Strada affollatissima di auto e marciapiedi colmi di gente. Ristoranti e bar in abbondanza.
Una zona interessante perché molto bella panoramicamente e ben fornita da servizi. Ma questo non mi stupisce perché me ne avevano parlato tutti bene. Il paese di Numana col suo porticciolo turistico fa da ingresso alla scalata del monte Conero. Oltre al mare e alla natura anche i borghi sono molto carini da visitare.
La salita è abbastanza tremenda considerando anche che ho un bel po’ di km nelle gambe, ma ormai sono arrivato e questa volta ad un orario decente per una serata riposante.
Arrivo al camping Reno e come per le prime due notti, anche questo è un camping vero e proprio, non di quelli con animazione e spettacoli. Molto frequentato da ciclisti, camminatori e trekker che vengono qui in vacanza per gustarsi le bellezze del parco naturale del Conero.
Mi fermo all’ingresso poggiando la bici al cancello e aspetto che la signora all’accettazione si liberi. Dopo un po’ mi chiama per tutte le solite pratiche con firma e documento. Mi chiede dove vado con quella bici così carica, poi se ho famiglia e figli. Annuisco e con l’aria di una persona molto sveglia mi chiede come mai la mia famiglia non è con me, come per intendere che io ero in giro in vacanza in bici e i miei figli a casa. Forse non volendo stava mettendo il dito nella piaga di un giorno già malinconico di per se.
Poi vede il cartello davanti alla bici e capisco che lo sta leggendo. Mi chiede spiegazioni senza nemmeno porsi il problema se tutte queste domande possano darmi fastidio o meno.
Le spiego che sto raccogliendo fondi per una onlus e che sono diretto da mia nipote. Ascolta guardando i fogli che gli ho firmato e appunta il codice del documento.
Alla fine mi da qualche info sul camping e dove poter montare la tenda. Quando le chiedo il costo del pernottamento si ferma, mi guarda e dice “stanotte sei nostro ospite”.
Ecco il secondo angelo del giorno…posso solo ringraziare, qualsiasi altra parola è inutile e superflua.
Monto la tenda, lavo tutti gli indumenti indossati in questi due giorni, ricarico tutte le batterie dei device ed infine vado a comprare qualcosa da cucinare per la sera.
Il luogo piacevole e la possibilità di fare tutto il necessario con calma mi danno una carica importante. Ma ancora di più tutte le persone che mi telefonano, mi contattano e soprattutto fanno la loro donazione.
Mentre sono seduto fuori alla tenda in compagnia di una birra e del chiacchiericcio che viene dalle altre tende, mi rendo conto del fantastico cielo stellato. Nelle prime due sere ero così stanco e abbattuto che nemmeno l’avevo considerato. In quel momento, in quel posto, davanti a quello spettacolo naturale, mi sento molto fortunato. Quei pensieri positivi mi fanno capire che è terminata la fase di rodaggio ed è iniziata quella della presa di coscienza, della determinazione e della consapevolezza che sto facendo qualcosa di straordinario. Da questo preciso istante niente e nessuno mi avrebbe impedito di raggiungere il Lussemburgo.
Dati tecnici di tappa
- Distanza: 122,24km
- Dislivello: 206m
- Tempo di pedalata: 6h
- Velocità media: 20,4 km/h