Jerash, ai confini dell’Impero Romano
Jerash, Gerasa per gli antichi Romani, un luogo che non ti aspetti, che magari non conosci e che una volta visitato non dimentichi più.
Partendo da Amman, capitale della Giordania, si va verso nord. Paesaggio pietroso, rossastro, brullo…a mio parere: terribilmente bello! Sembra che la strada si stia facendo spazio tra le rocce sotto il sole di luglio, quello che in Giordania nelle ore di punta porta il termometro oltre i 40°C senza farsi troppi problemi.
L’autista fila veloce lungo la strada quasi desertica e con quella gentilezza estrema, tipica del Medio Oriente e che non si conosce se non ci si è mai stati, accende l’aria condizionata e sintonizza lo stereo su una frequenza di musica internazionale. Resta stupito quando gli diciamo che preferiamo ascoltare musica araba e tenere per qualche minuto i finestrini un pò aperti. Quanto basta per far entrare quel vento caldo e secco, carico di profumi del deserto, che secca le labbra e massaggia il viso come se fosse una sauna.
Il passaggio sul fiume Nahr Az-Zarqa è il breve attraversamento di verde che avvisa che Jerash è lì, a pochi km.
Attualmente città capitale della regione omonima, nell’antichità Jerash fu una delle più importanti città della Decapoli greco-romana ed è bastato portare alla luce una piccola percentuale dell’antico splendore, per far sì che Jerash diventasse nota al mondo contemporaneo come “la Pompei dell’est”.
Il passaggio sotto l’Arco di Adriano, che mostra il grande ippodromo a sinistra, è solo un preavviso di quanto si vedrà successivamente.
Dopo poche decine di metri si giunge alle mura. Lì c’è il centro visitatori e l’accesso all’area archeologica, con a sinistra il bellissimo teatro meridionale e il tempio di Zeus, mentre davanti ai propri occhi l’ampia piazza ovale, un vero e proprio gioiello storico dove lo sguardo si perde tra le tante colonne ioniche che continuano lungo il Cardo Maximus, fino a sembrare piccolissime.
Attraversando questa antica strada principale si giunge alla porta nord, ma sono tante le bellezze da ammirare nella parte ovest del Cardo, alla quale si accede tramite altre due strade, il decumano meridionale e quello settentrionale.
Il primo conduce a tutti templi della zona sud, come quelli di Pietro e Paolo, San Teodoro e la Cattedrale, mentre il secondo porta al tempio di Artemis e la chiesa di Isaia, voltando proprio lì all’incrocio che mostra le Terme e il teatro settentrionale.
Bellissima la gradinata che discende proprio dal tempo di Artemis, del quale ci sono ancora i propilei e undici colonne.
Ma il sali e scendi non è solo relativo al tempo di Artemis, sono diversi i percorsi che si inerpicano tra le rocce per poi riscendere. Un groviglio di accessi e passaggi che conducono a tanti punti panoramici tra le rovine antiche.
Mentre ad ovest c’è questo susseguirsi di resti di antichi edifici, ad est c’è la nuova Jerash che fa quasi da sfondo e da contrasto a quella antica.
Non so se è stato il periodo troppo caldo o l’orario di ingresso a ridosso dell’apertura, ma ho trovato l’area archeologica di Jerash abbastanza vuota di turisti. Non amo la folla quando visito luoghi archeologici o antichi borghi, perché a mio parere perdono tutto il loro fascino e diventano simili ad un bazar.
Passeggiare lungo le strade dell’antica Jerash è stato come ritornare indietro nel tempo, guardando scorci e angoli di quel che resta dell’antico Impero in quella zona del Medio Oriente, provincia romana della Siria. Storie di mercanti e di traffico al confine raccontate dal fruscio del vento caldo che si fa spazio tra centinaia di alte colonne.
Aspetto singolare sono i bambini che si aggirano tra le rovine della città e, in cambio di qualche moneta, fanno da guide turistiche silenziose, mostrando luoghi e curiosità che sfuggono ai più. Varchi tra le pietre, grotte e colonne mosse microscopicamente dal vento…conoscono la zona meglio di chiunque altro. Lo stesso vale per i venditori di acqua fresca che ti spuntano inavvertitamente proprio quando il caldo inizia a solleticare la gola (portatevi qualche bottiglia perché col caldo secco si beve davvero tanto!)
La visita va fatta con molta calma e col piacere di soffermarsi a godere di diversi panorami sull’area. Dura quasi l’intera mattinata, quindi dopo aver visitato le rovine di Jerash consiglio uno dei tipici ristoranti locali che si trovano in zona. Sarà un piacere mangiare kebab al piatto con grosse e morbide piadine e tante salse preparate con verdura e vegetali locali. Sapori e ambienti mediorientali molto caratteristici che completano senz’altro questa piacevole esperienza storica.
Non credo fosse il caldo, sono andato alcuni mesi dopo (a dicembre, quando era notevolmente più fresco) ed era completamente vuota: il turismo in Giordania purtroppo ha subito colpi gravissimi dalla situazione generale del Medio Oriente e della guerra nella vicina Siria nonostante non ne sia stata toccata e sia generalmente molto accogliente e sicura. Purtroppo ha avuto un attentato proprio l’anno scorso anche la Giordania, come del resto molti Paesi europei…
Sito comunque davvero molto bello, ricco di storia e fascino.
Ciao Patrick, purtroppo sì, non sei il solo che mi racconta di questo crollo turistico. Un vero peccato