Route 66 – Illinois, la terra di Lincoln
Dove eravamo rimasti? Ah si’, nella Windy City, al cartello “BEGIN” di Adams St., una strada che per motivi di senso di marcia è diventata l’inizio ufficiale della R66. In verità quell’inizio sarebbe da attribuire alla parallela Jackson Blvd, che sempre per motivi di sensi di marcia è diventata l’arrivo per chi percorre l’historic route al contrario.
Un luogo simbolo che lega Jackson Blvd alla R66 è sicuramente il ristorante “Lou Mitchell’s”, dove da quasi un secolo si incontrano tutti i viaggiatori prima di partire alla volta del lontano west. Nel 1926, anno di fondazione della Route, Lou Mitchell’s era lì già da tre anni a preparare le deliziose e super caloriche colazioni americane, servendo bacon-egg e orange-juice.
Ancora oggi la colazione da Lou Mitchell’s è un must per chi inizia il viaggio, un luogo dove scambi di opinioni, consigli e saluti si tramandano di generazione in generazione.
Dopo il pieno di calorie e di gasoline, o brevemente gas (così è chiamato il carburante in USA) si lascia Chicago.
L’emozione della partenza si mescola al timore di sbagliare strada e l’occhio alterna lo sguardo in due direzioni contrapposte. Una è quella frontale, dove i primi segnali della R66 non fanno altro che confermare la rotta giusta, l’altra è quella riflessa nello specchietto retrovisore, il quale diventa cornice della città che ci stiamo lasciando alle spalle. Quella Chicago che resta nel cuore di chi ha avuto il piacere di incontrarla almeno una volta nella vita.
Minuto dopo minuto, le punte dell’alto skyline svaniscono alle spalle dell’auto e la R66 si fa spazio nel verde Illinois.
Ha inizio il viaggio, l’ “On The Road” per eccellenza, quello del rotolo di Kerouac, degli antichi pionieri, del Dust Bowl. Quello che, come tutti i grandi viaggi, ricorda il viaggio del sole da est verso ovest, dalla “città del vento” a quella “degli angeli”, dall’alba sul lago Michigan al tramonto dell’Oceano Pacifico.
Il primo tratto coincide con la Joliet Road che raggiunge l’omonima città, dopo la quale c’è prima la piccola cittadina di Elwood e poi quella di Wilmington, dove una sosta veloce è doverosa.
Wilmington è un luogo di battesimo, o almeno lo è stato per me che per la prima volta mi ritrovavo in USA. Nel famoso Launching Pad ho assaggiato il mio primo hamburger americano. Un sapore lontano anni luce da quello dei fast-food multinazionali importati anche in ogni angolo d’Europa.
Qui si impara che le salse sono gratis, abbondanti e non le danno alla cassa, il contenitore della bevanda è vuoto e si riempe all’apposito distributore quante volte si vuole, pagando pochi cent e con tanto ghiaccio. La carne è grigliata al momento e il panino non è confezionato, il contenuto è a scelta e va detto al banco…onions, lettuce, pickles, tomato, in base ai gusti personali.
A parte la prelibatezza culinaria, al Launching Pad i tavoli mostrano il percorso della R66 e in tutto il locale ci sono immagini, foto, gadget e personaggi della historic route. Fuori c’è qualcosa che ci accompagnerà lungo tutto il viaggio, un “giant”, cioè un gigante, anche conosciuto come “Muffler Man”. Nel caso in questione il gigante è un astronauta e il suo nome è “Gemini Giant”.
Ci sono tantissimi Muffler Men in tutti gli USA, soprattutto lungo la R66. Fuori ai fast-food, agli incroci, al parcheggio dei market, in pieno deserto.
La loro nascita si spinge indietro nel tempo fino agli anni 60/70, quando un’azienda californiana col nome di International Fiberglass e guidata da Steve Dashew, costruì questi grossi personaggi in vetroresina commissionati dai loro clienti del settore industriale, petrolifero e in seguito anche gastronomico.
Solo in Illinois se ne contano circa 20, sono operai, indiani, astronauti e spesso anche soggetti del regno animale, alti 20 metri e dall’aspetto sorridente e simpatico.
Sono tantissimi i viaggiatori della R66 che si annotano i luoghi dove possono trovare questi personaggi, anche solo per una veloce foto di rito (ecco la lista di tutti i muffler men in USA).
Intanto si superano i centri delle piccole Braidwood e Gardner per giungere prima a Dwight, dove c’è la Ambler’s Texaco Gas Station e poi Odell, nota per la 1932 Standard Oil Filling Station. Si tratta di due antichi distributori di carburante che negli anni d’oro della R66 erano molto frequentati da chi percorreva questa strada. Sono stati restaurati da volontari e ora, come tanti antichi distributori, sono utilizzati come visitors center e per la vendita di gadget, cartoline, indumenti, souvenir e tanto altro concernente la route 66.
Spesso in questi posti si riesce a trovare anche qualcosa di molto antico e interessante, soprattutto per i collezionisti. Molto bella la piccola e antica roulotte ad Odell, mostrata così come veniva utilizzata all’epoca.
A ridosso di Odell ci sono anche deviazioni che portano su alcuni percorsi molto antichi della R66, si tratta di brevi tratti che a mio parere non vanno persi sia per valore storico sia per unicità.
La cosa più bella e interessante vista ad Odell è un antico sottopassaggio ora chiuso. Era utilizzato affinché gli scolari potessero attraversare la strada senza essere investiti dal traffico dell’epoca. Detta così non c’è nulla di strano, ma vedere le immagini di un tempo e guardarsi intorno ora nello stesso posto, rende l’idea di come era frequentata la R66 e come lo è adesso dopo l’apertura della moderna Interstate.
Sul cartello c’è scritto: “From 1926 to 1946 this road was known as the “Mother Road” or Route 66. During this period traffic was so congested that it became necessary to build an underground passage to safely cross church goers and school children. You are now standing where the staircase to the tunnel began. In 1947, with the advent of the four lane bypass two blocks to the west, this became business route 66, and the tunnel, no longer needed, was filled in. In 1977 Route 66 was decertified, but it lives on in pur hearts and in our memories.”
(trad. Dal 1926 al 1946 tale strada era conosciuta come la “Mother Road” o Route 66.
Durante questo periodo il traffico era così congestionato che si è reso necessario costruire un passaggio sotterraneo per l’attraversamento sicuro di frequentatori della chiesa e bambini in età scolare. Ora siete laddove iniziano le scale verso il tunnel. Nel 1947, con l’avvento della strada a quattro corsie a due isolati a ovest, questa è diventata la business route 66, e il tunnel, non è più necessario, è stato riempito. Nel 1977 la Route 66 è stata de-certificata, ma continua a vivere nei cuori puri e nei nostri ricordi”).
Dopo Odell la successione di piccole città continua…Pontiac, Chenoa, Lexington, Towanda. In quest’ultima c’è un tratto della vecchia R66 non utilizzato al transito delle auto, ma destinato a chi vuole passeggiare.
Dopo c’è Normal che condivide la sua Main street con la successiva Bloomington, la quale, come si può intuire, deve il suo nome alle bellissime fioriture della zona, già note ai primi coloni. Si superano intanto Funk’s Grove e Mc Lean, per ritrovarsi ad Atlanta, anche qui vale la pena fermarsi. Anziché proseguire a sud lungo la Route, bisogna girare a destra al primo incrocio in modo tale da ritrovarsi su Arch St. L’unica cosa da fare è arrivare nei pressi della Public Library o del Palm’s Grill café e parcheggiare l’auto, per girovagare a piedi e godersi lo spettacolo.
Non bisogna perdersi nemmeno un metro di questa strada, solitamente molto tranquilla e poco frequentata, il che la rende ancora più particolare. Foto ricordo con un altro Muffler Man, questa volta è il Bunyon Giant, un uomo che in braccio ha un grosso hot dog.
Tra le attrazioni imperdibili c’è il R66 Walking tour, i murales, il Palm’s Grill cafè, la Public Library e il Grain elevator, ma in effetti ogni cosa ha il suo fascino e anche un semplice barber shop o un market come l’Atlanta Country diventano unici nel genere.
Dopo Atlanta basta percorrere circa 70km per ritrovarsi nella storia. Si giunge infatti a Springfield, nome comune a oltre 30 città degli USA (non a caso è utilizzato anche nei Simpson), ma non tutte sono importanti come questa. La Springfield dell’Illinois è quella in cui visse Abramo Lincoln prima di essere trasferito alla Casa Bianca nel 1861. Qui infatti è possibile visitare la sua tomba all’Oak Ridge Cemetery e la sua casa, racchiusa in un parco compreso tra Capitol Ave e Edward St. dove sembra di rivivere l’800 dato che l’intera zona è rimasta quasi intatta nello stile.
Dopo Springfield si può scegliere se percorrere il tratto che in Illinois risale agli anni del 1926-30 o quello risalente al post 1930. Il primo si trova a nord di una vasta distesa di terra coltivata e attraversa alcune città come quelle di Chatman, Auburn, Virden (dai tanti murales), Girard, Carlinville, Gillespie e Sawyerville. L’altra opzione invece attraversa Glenarm, Divernon, Farmersville e Litchfield, dove c’è un altro luogo noto per i viaggiatori on the road in Illinois: l’Ariston cafè, risalente al 1931.
Tra Saunton e Hamel le due strade convergono per qualche km, poi a Edwardsville divergono nuovamente. Una va verso Mitchell e raggiunge il Chain of Rocks bridge, un vecchio ponte sul Mississippi che segna il confine tra Illinois e Missouri, l’altra raggiunge direttamente la città di St Louis passando per Collinsville e raggiungendo i piedi dell’alto Gateway Arch.
Questa lunga tappa, tutta compresa nello stato dell’Illinois e spesso anche divisa in due giorni con primo pernottamento a Springfield, non è da sottovalutare per apprezzare la R66 e non è meno tipica di tutto il resto. Anzi forse in Illinois il fenomeno turistico ha attecchito di meno rispetto a quanto accade in Arizona o in California e ciò lo rende veramente unico.
Non lasciatevi attirare dalla veloce Interstate che spesso è a due passi dalla R66 e percorrete la Strada Madre di città in città del fantastico Illinois, godendo di ogni angolo di strada e di ogni particolare che essa possa regalarvi.
Ora non ci resta che attraversare il Mississippi e continuare l’on the road in Missouri…
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Grazie mille, cercavo proprio una guida con tutti i particolari da vedere, visto che ad Agosto 2016 porto la famiglia sulla “strada”. E’ la mia terza volta negli States….ma non sarà l’ultima. Grazie ancora per i consigli.
Grazie a te Daniele per aver letto. Nei prossimi giorni inseriro’ le restanti tappe 🙂