Ride for Children day2: Castel di Sangro – Pineto
Sveglia con l’aria frizzantina in quel dell’Oasi del Sangro. Nottata da favola che mi fa promuovere a pieni voti il materassino. Qualche biscotto ai cereali e un caffè preparato con l’inseparabile moka, mentre mi godo questa pace mattutina. Ci metto un po’ a preparare bici e bagagli, pagando lo scotto organizzativo della prima notte, nella quale ho cacciato troppe cose inutili dalle borse.
Parto pensieroso, con un velo di paura che la notte non sia stata abbastanza per recuperare quanto perso il giorno prima e che sarebbe bastata una normale salita a darmi il colpo di grazia. Anche perché continuo a non avere appetito, cosa inusuale per me la mattina.
Riempio le borracce al parco cittadino di Castel di Sangro, un luogo di ricordi e lego al manubrio il pacco di biscotti e un sacchetto di frutta secca così da provare ad alimentarmi man mano durante la pedalata.
Mi appresto ad affrontare una delle tappe alle quali ho dedicato più studio. Inizialmente avevo pensato di arrivare in zona Roccaraso e poi da lì direzione Adriatico. Poi ho pensato che se c’è un fiume che va verso il mare, allora lungo il corso di quel fiume principalmente la strada sarà pianeggiante o in discesa e studiando un po’ il territorio ho avuto conferma che così fosse.
Questo percorso infatti mi avrebbe fatto affrontare poche e brevi salite, tutte nei primi km. Poi una lunga discesa verso l’Adriatico e infine la ciclabile in direzione Pescara.
Dopo Castel dì Sangro mi ritrovo ad attraversare un immenso bosco. La leggera discesa e l’aria fresca sono una botta di vita. Di tanto in tanto scorgo il fiume Sangro che in quel habitat naturale così deserto a quell’ora, diventa l’unica compagnia disponibile.
Poi si inizia a salire, quel po’ che basta per illuminare l’animo del viaggiatore di stupendi panorami collinari. Pedalo sul confine tra Abruzzo e Molise, noto alla storia come Linea Gustav. Infatti inizio ad attraversare piccoli borghi quasi del tutto deserti, dove antichi scorci rurali di tanto in tanto lasciano spazio a palazzine moderne frutto della ricostruzione del dopoguerra. Ed ecco quindi Ateleta, seguita da Castel Del Giudice e Sant’Angelo del Pesco.
Il cielo è nuvoloso e il mio passaggio sembra essere scandito dal rumore della bici e dal soffio del vento. Una situazione del tutto diversa dalle trafficate strade del giorno prima, ma allo stesso tempo quel grigiore mette malinconia.
Una costante nell’attraversare questi borghi è l’odore del pane appena sfornato, un profumo inebriante che invade le strade deserte, ma continuo a non aver molta voglia di cibo e non mi fermo ad assaggiare.
Arrivo a Quadri, borgo famoso per il tartufo, dove approfitto per una veloce sosta. Quanto basta per godere del bellissimo panorama dalla terrazza della piazza. Anche qui la giacenza lungo la Gustav ha portato alla devastazione e alla successiva ricostruzione della città, ma dai numerosi cartelli, si intuisce che i luoghi di interesse non mancano, così come i turisti.
Ho percorso i primi 30km in quasi due ore di pedalata, con tranquillità per ritrovare carica e riposarmi. Molte discese e pochi tratti in salita, al massimo di pochi km come tra Castel del Giudice e Sant’Angelo del Pesco. Dagli 800m della zona di Castel di Sangro, a Quadri sono intorno ai 500m slm e la differenza anche in termini di temperatura si nota.
Intanto ad ogni sosta trovo decine e decine di notifiche sullo smartphone, penso non abbia mai ricevuto tanti messaggi in tutta la mia vita. Amici, colleghi, parenti, ma quelle più assurde sono di persone che non vedo e non sento da una vita, che hanno saputo da terzi e si son fatte dare il mio numero per mandarmi un messaggio o fare il loro personale gesto per la raccolta fondi a Famiglia d’Africa.
Immerso nei pensieri di queste magnifiche persone, mi rendo conto di aver attraversato e in procinto ancora di attraversare, una zona davvero bella per la natura e per la genuinità dei borghi, non impattati dal turismo di massa, con un’evidenza storica eccezionale relativa al precedente secolo.
Dopo Quadri si torna in leggera discesa, tra curve che affacciano sullo scorrere del Sangro, che alterna qualche rapida allo scorrere silenzioso. La natura intorno al fiume è rigogliosa e i suoi suoni sono gli unici udibili insieme alle ruote della mia bici, perché le auto sono quasi una rarità.
La rarità è dovuta alla strada statale 652 che in questa zona passa sulla mia testa ad un’altezza quasi spaventosa, come se fosse sospesa in cielo e lungo la quale passa la stragrande maggioranza del traffico a motore che va o viene dall’Adriatico. Auto che stanno attraversando una zona fantastica e probabilmente non ne sono nemmeno consapevoli, dato che da lassù vedranno poco o niente.
In quel susseguirsi di curve si intravede prima da lontano e poi a pochi passi, il borgo di Villa Santa Maria, che sembra venir fuori dalla roccia e scende ripido lungo il pendio fino a toccare le acque del Sangro.
Non appena termina la vista verso questo particolare borgo, iniziano gli scorci verso il lago di Bomba. Un lago simbolo di questa tappa, perché la città di Bomba che da sul lago, è la mia personale “cima Coppi” del giorno. Dopo Bomba sarà tutta discesa e pianura verso la costa.
Mancano ancora una decina di km, mentre faccio ingresso al borgo di Pietraferrazzana, a me totalmente sconosciuto, ma destinato a divenire un bel ricordo dell’intero viaggio.
Una preziosità unica con una terrazza panoramica sul lago di Bomba. Impossibile non decidere di fermarsi. Guardo su maps e sembra ci sia un posto per mangiare poche decine di metri più avanti. È quasi mezzogiorno ed è arrivato il momento di mangiare qualcosa.
Il posto sembra un bar e mi lascia un attimo indeciso perché non voglio il solito gelato, però la scritta luminosa “panini” sulla porta d’ingresso mi lascia ben sperare.
Do un’occhiata dentro e trovo una coppia intenta a sorseggiare vino parlando animatamente col la signora al banco.
Chiedo se è vero che preparano panini e la risposta è affermativa. Nel frattempo la coppia capisce dall’abbigliamento che sono in bici e mi chiede dove sono diretto. “Lussemburgo” rispondo e a quel punto si accendono gli sguardi. Loro sono lì per trekking ed in generale amano l’avventura e i viaggi, quindi bastano pochi secondi ed è chiaro ad ambo le parti che parliamo la stessa lingua.
La signora molto simpatica e affabile prepara il panino (buonissimo) che mangio all’aperto vista lago. Ci scattiamo una foto insieme e mi parla del suo impegno turistico per il borgo.
Intanto arrivano anche due motociclisti che girano l’Abruzzo in lungo e in largo per fare riprese nei borghi più caratteristici, pubblicandone i video su YouTube.
In pochi minuti mi ritrovo a parlare con più persone interessanti in un piccolo borgo abruzzese. Direi un ottimo break!
Quando saluto tutti e faccio per pagare, la signora non accetta nulla e dice che il panino è offerto da lei per la bellissima causa del viaggio. Non ha fatto altro che seguire tutto il mio viaggio sui social fino alla fine. Non posso far altro che ringraziare e ricordarmi di quante belle persone si incontrano quando viaggi con un mezzo umile e sincero come lo è una bicicletta.
Ora non mi restano che questi 4-5 km per arrivare a Bomba. Le nuvole si diramano e col sole comincia anche il caldo, protagonista del tratto che mi separa dall’Adriatico.
Si può considerare la prima vera salita del giorno. Si sale con una pendenza del 4% per diversi km, con la vista sul lago dall’alto. Dopo numerose sequenze di curve, ecco spuntare le prime case di Bomba. Il borgo è immerso nel silenzio dell’ora di pranzo e non a caso gli unici rumori vengono dall’interno delle abitazioni, che in queste prime centinaia di metri sono principalmente di epoca contemporanea, di pochi piani e spesso con uno spazio antistante curato con tanti fiori. Qualche palazzo più antico o rurale si vede non appena la strada principale si immerge nel centro cittadino e si stringe. In quella che sembra la piazza principale c’è il monumento a Silvio Spaventa, cittadino di Bomba e famoso personaggio del Risorgimento. Da una sua frase nasce il modo di dire “ritorniamo a Bomba”.
Ma ecco che il piccolo centro finisce, le case sono sporadiche e dalla nuova terrazza in strada non si vede più il lago ma l’immensa macchia verde abruzzese che si perde a vista d’occhio. Col cielo azzurro e un piacevole sole, diventa tutto un immenso paradiso, soprattutto ora che dopo i primi 50km percorsi, la strada Sangritana mi condurrà fino al mare. Sono le 13.30 e restano circa 80km per l’obiettivo di tappa, ma mentalmente sembra di essere già arrivati e la paura del mattino si è totalmente estinta.
Bastano poche centinaia di metri e la bici si immerge nel verde a velocità sostenuta lungo la discesa di questa strada che come un serpente si fa spazio tra la foresta. Il piacevole vento e l’ombra degli alberi rendono il tutto piacevole nonostante la temperatura che inizia a salire…sono pur sempre a fine giugno, nonostante l’Appennino me l’abbia fatto dimenticare per qualche ora.
Dei 30km che mi separano dal mare, i primi 10 sono tutti in discesa e in men che non si dica mi ritrovo dai quasi 400m di Bomba a poco meno di 50m slm. Ora la foresta e l’ombra sono terminati, mentre andando ad un buon ritmo resta il vento sulla faccia, ma è particolarmente caldo. Sulla strada si vede una zona industriale, ma si percepisce non troppo lontana la presenza del Sangro, che scorre a poche centinaia di metri sulla mia sinistra.
Proseguo dritto in uno scenario desertico. Sono quasi le 14 e anche le auto per strada sono pochissime in questo giorno che annuncia un weekend estivo.
Il caldo diventa particolarmente asfissiante, davanti a me ondate di calore che si alzano dall’asfalto. Approfitto prima di una fontana di acqua non potabile per sciacquarmi e poi di un bar per riempire le borracce di acqua fresca.
Inutile perdere tempo in quella zona dove da osservare c’è poco se non niente, non manca tantissimo alla costa e ci penserà un bagno in mare a rinfrescarmi.
In località Sant’Egidio inizia nuovamente un po’ di verde e poco più avanti finalmente si intravede il mare sull’orizzonte. Sono a circa 10km dalla costa e sembra un miraggio quella vista azzurra. In una curva all’ombra di alcuni alberi mi fermo e realizzo che in poco più di 24 ore sono passato da una costa all’altra dello stivale. Piccoli obiettivi e soddisfazioni di un lungo viaggio. Una componente che sarà sempre più importante, perché sono questi piccoli obiettivi raggiunti che pian piano mi porteranno in Lussemburgo. Pensare già ora alla destinazione finale del viaggio quando mancano ancora tanti km, serve poco e non fa benissimo.
Eccomi sulla costa, o meglio sulla statale adriatica, dove imbocco la prima traversa per ritrovarmi su una delle piste ciclabili più note negli ultimi tempi, quella della costa dei trabocchi.
Il ponte della ciclabile passa sulla foce del Sangro. Emozionante vedere l’acqua del fiume simbolo di tappa, finire in mare. Penso che ogni volta che rivedrò il Sangro penserò a questa immagine scolpita nella mente, così come tutte le viste sul fiume di cui ho goduto in questa prima mezza giornata.
Riprendo a pedalare e al primo lido svolto direzione mare con l’intenzione di una sosta rigenerante. Non c’è nessuno a quell’ora a parte gli addetti al bar e agli ombrelloni che riposano all’ombra.
Arrivo con la bici fin sulla spiaggia ciottolosa e senza pensarci due volte mi butto nell’acqua cristallina. Dopodiché approfitto per ricaricare lo smartphone e rispondere ad un’infinità di messaggi, mentre mangio un gelato.
Da questa spiaggia di Fossacesia a Pineto, paese poco dopo Pescara, sono circa 60km e ho davanti l’intero pomeriggio per una pedalata sulla ciclabile vista mare.
La ciclabile dei trabocchi è più bella di quanto me l’aspettavo. Le spiagge e l’accesso ai trabocchi, queste particolari e antiche strumentazioni da pesca, sono proprio lì sulla strada ciclo pedonale, davanti alla vasta distesa azzurra. Adesso che il pomeriggio è avanzato non sono solo e c’è tanta gente che va in spiaggia.
In un’ora comoda con tante soste fotografiche per immortalare i tantissimi scorci, sono ad Ortona, bellissima città sul mare. La ciclabile attraversa il porto e arriva nei pressi del faro. Da lì continua sempre lungo la costa ma ad un certo punto si ferma perché non è stata ancora completata in modo da poter arrivare a Francavilla. Fortunatamente mi ero informato e quindi so che è necessario salire i tornanti che portano nel centro città e poi discendere dalla parte opposta.
La scalata lungo i tornanti è breve fortunatamente e mi ritrovo nel centro di questa carina città abruzzese. Dò prima uno sguardo alla zona pedonale che non imbocco perché è necessario scendere e portare la bici a mano e poi continuo in direzione Francavilla al Mare, che raggiungo dopo una veloce discesa e poi un tratto su statale che mi riporta sulla costa.
Francavilla al mare alle 5 del pomeriggio è affollatissima e lungo la ciclabile si prosegue molto lentamente. Essendo attaccata a Pescara, non mi rendo conto di essere arrivato lì finché non mi ritrovo davanti il ponte del mare, simbolo del lungomare pescarese.
Il sole ha ormai perso la sua intensità e si sta benissimo a quell’ora, anche se la stanchezza comincia a farsi sentire. Sono sui pedali da 8 ore, che sommate al poco recupero del giorno precedente, non sono poche.
Faccio una sosta e mangio un panino accompagnato da due birre per assicurarmi un po’ di forze e raggiungere un campeggio per la notte. Superata Pescara qualsiasi campeggio va bene, anche se ne ho alcuni appuntati, tra cui uno che si trova tra Silvi Marina e Pineto, a circa 20km da Pescara.
Spero ci sia una spiaggia per fare un altro bagno prima di cena.
Montesilvano lungo la ciclabile, poi il passaggio sul ponte del Saline e l’ingresso a Silvi Marina, anche qui ciclabile e tanta gente che abbandona le spiagge. Sono quasi le 19 e il tramonto sta per iniziare quando lascio la ciclabile e pedalo lungo la statale dove dovrebbe esserci l’ingresso al campeggio, poco più avanti la Torre del Cerrano, simbolo di un area marina protetta.
A quanto pare il campeggio è sul lato interno della statale e non sul lato della spiaggia, ma è tardi, ho raggiunto la destinazione che mi ero prefissato e non voglio pensarci più di tanto. Utilizzo gli ultimi cenni di forza per spingere la bici lungo la ripida strada verso l’accesso all’Agri Camping Cilli, chiedere un posto dove montare la tenda, che questa volta monto con lucidità e fare una doccia che vale oro.
Così ad impatto sembrava un camping messo male, invece pian piano scopro sia una vera bellezza. Si tratta di un agri camping, che ha animali da fattoria e prodotti agroalimentari, un po’ come accade per gli agriturismi ma in tal caso è un camping.
Noto che c’è un ristorante nel camping che cucina tipicità del posto e dato che non è più orario per la spesa, anche perché non c’è niente a portata di passeggiata a parte un lido legato al camping, decido che stasera mangerò lì.
Una scelta perfetta, perfino meglio della sera precedente. Divoro tantissime pietanze, per bontà ma sicuramente anche per tanta fame e alla fine crollo nella pace della mia tenda, nella quale mi trovo davvero troppo bene!
Dati tecnici di tappa
- Distanza: 153,45km
- Dislivello: 727m
- Tempo di pedalata: 7h 40′
- Velocità media: 19,9 km/h