Day#3: St Jean PdP – Roncisvalle, la frontiera pirenaica
Nonostante il tedesco nel letto affianco che russava come un dinosauro in calore e il sacco a pelo che mi si è attorcigliato addosso come lo spago su una braciola, abbiamo dormito profondamente. Alle 6 del mattino l’albergue diventa come una stazione della metro nell’orario di punta. Chi prepara la borsa, chi corre a far colazione, chi sale e scende per le scale e chi come noi resta a letto fino alle 7…tanto abbiamo “solo” (questo “solo” ci ritornerà indietro con gli interessi!) 28 km da percorrere fino a Roncisvalle.
Colazione con baguette, burro e marmellata e poi fuori a preparare le bici parcheggiate all’aperto, bagnate di umidità così tanto che manco avesse piovuto.
Alle 8.30 lasciamo l’albergue (per chi non lo sapesse, così si chiamano in spagnolo i dormitori dei pellegrini) e raggiungiamo porta St Jaques, sulla sommità di rue de la Citadella. Da qui inizia il cammino, oltrepassiamo la porta, timbro ricordo all’ufficio del pellegrino, acquisto della conchiglia e visita alla chiesa medievale a ridosso della porta spagnola.
Proseguiamo lungo la strada del nostro albergue e arriviamo al bivio di scelta tra via bassa e via alta. Nonostante le ottime previsioni del tempo, la via alta è sconsigliata ai ciclisti a causa delle forti pendenze, ma la curiosità di provarla è forte.
Come preannunciato, la strada ci dà subito il benvenuto, i primi 300 metri sono un vero e proprio muro, dopo si prosegue sempre in salita ma più dolcemente, con brevi strappetti intervallati a leggere pendenze.
Il dopo è terribile, iniziano una serie di tornanti dalle pendenze atroci, in particolare l’ultimo, in cui fermarsi significa non poter più ripartire e bisogna far attenzione a bilanciare in avanti il peso delle borse montate dietro, altrimenti si rischia un’impennata.
Dopo i tornanti la strada continua allo stesso modo. Approfittiamo di un varco pianeggiante per fermarci e mangiare qualcosa, poi si riprende e le pendenze restano costantemente elevate. Si raggiunge prima un punto panoramico su St Jean e poi il rifugio di Kayola. Dopodiché piccola tregua ma è solo una presa in giro, la strada inizia nuovamente la sua salita.
Si va avanti così per km, scalando con pazienza i Pirenei e ammirando paesaggi che tolgono il fiato. Si passa tra cavalli, mucche, centinaia di pecore al pascolo e perfino una scrofa con i suoi maialini ci passano accanto alle bici…qualcosa che ha del surreale per chi è abituato alla vita di città.
Al km 11 c’è un vasto prato che conduce alla Vergine di Biakorri, dove una statua della Madonna è posta su un gruppo di rocce che si affacciano quasi a strapiombo tra le montagne.
È bello passare davanti a tanti pellegrini a piedi che ci incitano e incoraggiano a continuare con stupore e ammirazione.
Forse è anche grazie a loro che le gambe continuano incredibilmente a lavorare, aiutate dalla bellezza che ci circonda e dalla volontà di salire fino in cima; ma ad un certo punto la fame diventa un grosso problema è la paura crampi non ci lascia tranquilli. Poi come un miraggio, vediamo un gruppo di pellegrini fermi e non sembra esserci nessun punto noto indicato sulla mappa, infatti si tratta di un camioncino che vende snack, frutta e bevande. Compriamo e mangiamo come due affamati.
Qualche curva dopo raggiungiamo la croce di Thibault che indica il punto dove lasciare l’asfalto e prendere il sentiero sulla destra: non vedremo più asfalto fino a Roncisvalle.
Dopo qualche metro sull’erba è necessario scendere dalla bici e spingere a causa di un’arrampicata lungo un tratto sassoso che diventa ostico anche a piedi.
Si arriva al rifugio d’emergenza di Izandorre, pedalando in una grossa coltre di nebbia e andando piano per non cadere giù.
La strada è piena di sassi ma si riesce a gestire. Ci fermiamo alla fontana di Rolando e poi c’è il confine che indica il nostro ingresso in Navarra (Spagna).
Negli ultimi km di salita per raggiungere la vetta, il manto pietroso ci costringe a spingere a piedi per qualche centinaio di metri. Arriviamo increduli alla cima del Colle di Lepoeer. In basso si vede la vasta foresta che costeggia il monte fino a Roncisvalle, di cui già si intravede la chiesa.
Ora sono 5km di prudente discesa lungo il sentiero sconnesso dell’antica strada. Arriviamo alla chiesetta dell’Ibaneta che ci immette sulla strada statale e quindi basta poco per raggiungere il paese.
Roncisvalle è piccolissima, molto più piccola di quanto si possa immaginare. Due bar e il complesso della Collegiata, formata dalla chiesa, l’albergue per i pellegrini, l’ufficio informazioni, il Silo di Carlo Magno e l’annessa cappella.
Mangiamo al primo bar-ristorante e poi facciamo timbrare la credenziale all’albergue. Con 20€ ci riservano posto letto e cena, entrambi i servizi pienamente promossi.
Alle 18 prendiamo parte alla messa con la benedizione dei pellegrini. La struttura è un bellissimo esempio di architettura medievale.
Dormiamo in camerata al terzo piano dove alle 23 inizia un fantastico “concerto di tenori russanti”, ma col sonno che abbiamo diventa un lontano ricordo…domani lasceremo Roncisvalle proseguendo verso Pamplona!
Ciao Vittorio, non è semplice consigliarti perché nonostante la fatica, essendo fine settembre quella tappa come meteo e temperature è stata perfetta. Ad agosto nel pomeriggio potrebbe essere molto calda. Dei circa 27 km, 22 sono in salita con pendenze molto dure nei primi km su asfalto e più leggere negli ultimi però su sterrato. Ombra e riparo dal sole totalmente assenti per tutta la tappa. Come tempo impiegato noi abbiamo pedalato dalle 9.30/10 fino al pomeriggio, penso circa le 15/16 non oltre. È una tappa dove ci si ferma spesso, perché il paesaggio è molto bello e ne vale la pena. Se puoi, parti direttamente la mattina dopo, così faresti la prima parte più dura con temperature meno calde. Cosa non trascurabile è il posto per dormire. Roncisvalle ha solo 2 dormitori, ad agosto i pellegrini sono tanti e tutti fanno sosta a roncisvalle